giovedì 12 agosto 2010

Info

Il gabbianone è volato .

domenica 8 agosto 2010

mercoledì 4 agosto 2010

Magata

L'ha fatto, era orgoglio. Ci ha pensato notte e giorno, ha citato Emily Rose, ha telefonato al mago Oronzo, quando c'è riuscito aveva il ghigno dei giorni giusti. L'ha tolta, adesso la faccina-sole non c'è più, stava annidata in sms/visualizza cartella/messaggi push WAP. Più o meno "Le mie carceri". Sostiene, a giochi fatti, di poterla far comparire e sparire. Mah. Però lo segnalo e lo ringrazio, come annunciato. Ma un po' mi manca, la faccina. Era il sole che mi ha fatto, oggi, aragosta.

domenica 1 agosto 2010

Sfinito

Sarà il cognome. L’altro si chiama Berlusconi, lui si chiama Fini. Come gli autogrill dove mangi la verdura di plastica. Oppure sarà la sfiga: rosso o nero, pari o dispari, roma o lazio, sempre sbagliato. Fosse un pugile il Perdente Maximo andrebbe k.o. anche con Alì. Quello di oggi. Fosse un calciatore sbaglierebbe un rigore a porta vuota. Tirasse freccette colpirebbe un piccione. Gli è andata male anche quando è nato: da Erminia e Argenio avrebbe potuto saltare fuori un un Erminio, un Armenio, un Argonauta. Niente, l’hanno chiamato Gianfranco.
La scuola non l’ha aiutato: istituto magistrale Bassi. E nemmeno la moglie, la prima: si chiama Di Sotto. Ora se hai fatto la Bassi e sei Fini in Di Sotto non è che puoi sperare di azzeccare un numero su trentasei. Ma il rosso e il nero, almeno una volta?
Un giorno va al cinema a vedere Berretti verdi, i rossi lo picchiano e lui diventa nero per reazione. La biografia racconta che al congresso di Sorrento sconfigge l’ala movimentista del Msi, cioè Pino Rauti e Franco Servello. Non proprio il Maracanaço. Rauti si riprende la segreteria a Rimini, ma Fini riguadagna la corona in gara-tre (non proprio Frazier-Alì). In precedenza, nel 1993, la sfida è con Rutelli. Ora Rutelli lo batterebbe anche Cetto La Qualunque ma Gianfranco non ce la fa. Fortuna vuole che in quegli anni Fini in Di Sotto trovi Berlusconi, che lo arruola tra chi vince sottraendolo al ruolo di guida di un piccolo partito nostalgico e portandolo alla svolta di Fiuggi: dalla gasata alla naturale.
Così, sotto l’ala di B., F. riesce a fare il vicepremier e il ministro degli esteri. Nel frattempo strumentalizza ogni osso che gli capita sotto i denti. Conversioni che padre Pio è un dilettante. Acrobazie che i Momix hanno da mangiare polenta.
Fino a queste ore, alla concretizzazione del “Che fai, mi cacci?”. Cacciato. Dopo aver sbagliato tutto, al solito. Picconatore del non picconabile. Paladino di sé stesso. Con l’idea di richiamare un altro piccolo partito ancora una volta An. E la prospettiva di cercare la rivincita con Rutelli. A bocce.

sabato 31 luglio 2010

Due

Un giovane uomo con la barbetta ha cercato per ore di togliere una faccina con un 1 nei pressi. Niente da fare, nemmeno lui, quando la faccina scomparirà (perché dovrà scomparire) segnalerò. Alla fine sono rimasti i soliti noti. Il cronista irrequieto, l'organizzatore principe, CDM senza il premier, e VB, stavolta senza amica. Spazio incantevole, musica rivedibile e rivista, cibo rivedibile punto. Assenze pesanti, presenze altrettanto, perfino Pus underground, pure Susi (!), interna. Niente Superman stavolta, hombres verticales, mujeres carpisate, piedini-sorrisi. Un decano si era appena scaraventato addosso un garage, però c'era: chapeau. Anche i triestini, coraggiosi. Non la 1, certo che no, ma nemmeno una 3. Una 2 estiva, chiacchiericcia, più danzata della 1, poga siempre (Nel pogo vige una sorta di codice fraterno che mette il divertimento in primo piano. Quindi è abbastanza raro ferirsi durante il pogo, salvo che a concerti di band della scena underground metal, dove non sono tanto rari ferimenti, soprattutto al naso; prassi invece è cadere in terra in seguito ad una forte spallata ed essere prontamente aiutati nel rialzarsi, sia per evitare ferimenti gravi causati da eventuali calpestamenti sia per lo spirito di fratellanza che vige nel pogo. Infatti è un tipo di "danza" che viene giudicata, dai più, come forma e strumento di amicizia e contatto. Fratture delle costole e delle vertebre sono molto poco frequenti; i ferimenti al naso invece sono dovuti ai "gomiti alti").
1:)

giovedì 29 luglio 2010

Bigotes

Uomo baffo, sacchetto Cochi e Renato mano destra, passa salutando la padrona di casa visto dal solito punto di vista, cantante (non il punto di vista, lui, è latineggio non sintassi, comunque l'oggetto non c'è sul Tubo, se passate la canto io). Max.

martedì 27 luglio 2010

Passeggiangio

Il Giangio è senza tempo, noto. Non ci si accorge che passa, scorre, si esaurisce. Una sospensione, un congelamento direbbero i titolisti del non capito. Ci sono Gian e Gio, complementari anche in assenza. Lei per lui, lui per tutti, passepartout per i sorrisi, sempre con la maglia esterna, oggi anche la A&F grigia. Vintage. Benessere per il benessere, braghette ovunque, cellulari aperti. Entrano vamp, finte vamp, ipotesi di vamp. Femme fatale dice Wiki. La sera parcheggiano tamarri articolati, ma lo fanno con leggerezza, sospesi anche loro. Del resto al Giangio piaci con la faccia così scura, così strana, così scura.

Passeggiangio (1)

Al Passeggio ci arrivi proprio di passo. Costeggi la senna udinese, attento alle radici, con le cuffiette aderenti ti ci puoi ribaltare dentro. Tira vento, è in fondo solo un posto di passaggio per arrivare lì dove devi arrivare. Ti arrotolano un prosciutto, stavolta senza musica-casse, quindi te la devi inventare, non necessariamente ispirato, e ti viene in testa questa.

sabato 24 luglio 2010

Dottor Divago

Gianni Clerici, un altro cui fare gli auguri. Specie oggi che ne fa 80.

"Quanto allo scriba, come gli amici anglosassoni amano definirmi, ho da sempre, ritenuto che il plagio di se stessi sia una sorta di marchio ante mortem: mi è accaduto spesso di verificare simile, triste vicenda negli scritti di amici, anche grandi. O di grandi scrittori tout court. Mi vedo tuttavia costretto a ribattere per la decima volta la stessa storiella, in fondo banale. Costretto – dicevo – a ribadire che il più grande tennista del mondo esiste soltanto nella mente frettolosa di chi non ha mai letto, né scritto – figurarsi – un libretto di due chili e mezzo, tradotto in sei lingue, alla fine di tre anni di studi: non lontano da qui, nella sacra Northern Library del British Museum. Ai tempi in cui vivevo a Londra nella veste di vice del vice corrispondente del Giorno appena nato. Costretto a scrivere che quel meraviglioso tennista di Federer non può essere ritenuto il Messia, è come dire a un fervente cattolico che, prima di Gesù, si possono contare sulle dita di due mani altri profeti, non meno santi, non meno ecumenici. Affermazione che, oggi giorno, consente alfine di non venir considerato eretico, e nemmeno gettato su un falò. Ritenersi più adatti a praticare il buddismo non nega certo il cattolicesimo".

giovedì 22 luglio 2010

Imbuti

Dal mio ufficio non vedi solo quelli che entrano dentro ma pure quelli che passano davanti. Prospettive. Arrivare da destra o da sinistra è una scelta filosofica, un po' come girare in senso orario o antiorario al parco del Cormor. Immagina, con la padrona di casa dietro il bancone alle spalle, un imbuto con il cono stretto verso destra. Da una parte escono polifemi, dall'altra giocatorini del Subbuteo. Sono tipi misti, evasori seriali, attempate senza reggiseno, mogli con mariti, mariti senza mogli, commesse con figli appena nati con troppi capelli, biciclette 10hp, barboncini nani, un giorno ho visto un coniglio, tatuaggi tendenza, equivoci amici, mascalzoni, banchisti, studenti volanti, ripetenti, ripetuti, ginnaste, alieni. A volta arriva anche una zingara. La vedo sempre da destra e non passa, nel senso non attraversa tutta la strada, si ferma, siede, beve. Presenza di rottura, fine dello scorrere lento nell'imbuto, musica. Come quella volta che il Duca poté ricantarla.

martedì 20 luglio 2010

Spruzzi

All'ora dell'aperivo, lì dove c'è il nome "della zia", non hanno spruzzato. Stranezze. Perché a pranzo, millanta altre volte, spruzzavano. Perché non è che se il cronista dice lì spruzzano poi non spruzzano. Bollicine educate, un San Daniele morbido, arrotolato. Corso fiume, poi corso Marsala, corso di corsa. E idea di uno stretto di ritorno, non necessariamente di corsa. Ma.

lunedì 19 luglio 2010

So awesome

Non ho olfatto per le Ribolle macerate e lui è sordo. Ma questa viene sempre benissimo.

domenica 18 luglio 2010

sabato 17 luglio 2010

E lo fa ripetttere (idolo)

Sergio molto prima di Peterson, infinitamente meglio del "ce n'è per tre". Sergio, sempre troppo più bravo di tutti noi. Conoscitore immenso di ogni sport, credo anche le freccette. Non a caso, quando la Slovenia si qualificò per i mondiali, esultò: "Telespettatori, è calcio, non freccette".
Maestro, di più. Irripetibili momenti di Tv Capodistria, privilegio assoluto di questa fascia di territorio. Sky molto prima di Sky. Sopra tutto, ovvio, il basket. Ma quando, ai mondiali di calcio di Spagna, il danese Lund Sorensen assegna un rigore alla Roja contro la Jugoslavia per fallo commesso un metro fuori dall'area, e Loper Ufarte lo sbaglia e il fischietto dice che no, bisogna ritirarlo, Sergio se ne esce col mitico: "E lo fa ripetttere, e lo fa ripetttere". Lacrime, non è solo basket, sarebbe riduttivo.
Ed ecco perché qui sotto metto un po' di tutto, molte cose sentite dal vivo. Una era proprio a tu per tu: "Zacchetti? Se sapesse dov'è il canestro, non sarebbe male". Il resto, solo un po' del resto, è qui. Sergio Tavčar, evviva.

“Crediamo che qualunque giocatore, anzi, mi correggo, qualunque bipede avrebbe segnato da quella posizione”.
"Visto che domani la Slovenia già qualificata non gioca, resta un buco nella programmazione, e la nostra emittente trasmetterà, forse, un'altra partita a caso, sarete informati. Cioè...ah ah...sarete informati niente, forse se telefonate in redazione".
"Questo è il giocatore con la mano più argillosa che si sia mai visto su un campo da basket"
"Entra un giocatore con gli occhiali da ciclista...e, visto che è un brocco, dico io, si potrebbe anche regalargli la bicicletta" .
"Rapina a mano armata perpetrata ai danni della Croazia, tipo Ocean Eleven".
"Ma diciamolo, dai...questa è una partitaccia ignobile, non so cosa sto a fare io qua a commentarla e soprattutto voi a casa a guardarla".
"Tra 20 secondi dirò il risultato della gara che seguiremo più tardi in differita...allora io dirò ATTENZIONE! E voi cambierete canale per 30 secondi".
(Polemico con gli urlatori di Sky) "Aaaahhh un'azione FANTASMAGORICA!!! Un passaggio INCREDIBILE!!! Una stoppata MOZZAFIATO!! GRANDIOSO!!! PAZZESCO!!! ASSURDO!!!".
"Adesso diremo una cosa... ma la diciamo a bassa voce in modo che non ci senta nessuno...Pipan non sta sbagliando niente...incredibile...Pipan non ha sbagliato niente finora".
"Kristof Lavrinovič ha un gemello, Darius. Pensate che sono nati lo stesso giorno".
"Se sei un lungo, non metterti a palleggiare per il campo, che la perdi per forza. Domani, scrivi cento volte sulla lavagna NON DEVO PALLEGGIARE, NON DEVO PALLEGGIARE, NON DEVO PALLEGGIARE. Il basket è uno sport logico per gente intelligente: se non ci arrivi, lascia perdere".
“I tedeschi? 72 anni fa avrebbero avuto dei problemi, ma per fortuna sono passati 72 anni e adesso sono normali”.
“Ecco la grande ginnasta messicana. Avete presente l’alzatrice di pesi samoana di prima? Ecco, è tutto il contrario”.
“I cinesi? Sono la nazione nel mezzo tra il cielo e tutti gli altri nel mondo”.
“Gli australiani sono rimasti fregati dall’alfabeto cinese e sono entrati quasi per ultimi. Adesso capiscono cosa dovevano sopportare gli atleti della vecchia Yugoslavia, dopo i quali entravano quelli della vecchia Urss”.
“Per noi che siamo abituati a Mozart, le musiche pentatonali asiatiche sono una roba straziante”.
“Ecco la delegazione giamaicana: i Caraibi sono un posto dove uno che non corre i cento metri in 10 secondi netti è un povero sfigato”.
“Vediamo se riconosciamo qualcuno degli americani. Forse c’è qualche giocatore della Nba, ma onestamente non ne riconosciamo neppure uno perché la Nba non ci piace e non la seguiamo”.
“Ecco il giuramento da atleta della rappresentante cinese: avrebbe potuto tranquillamente anche dire “ci doperemo tutti come primati”, ma ci fidiamo che abbia detto le cose giuste”.
“Questa è una famosissima takewondista cinese: bisognerebbe essere almeno in due per attaccarla di sorpresa, per non incorrere in brutte sorprese”.
“A cosa serve chiamare time-out sull’ultima azione del primo quarto? A perdere la palla".
"Sì, diamo subito via la palla; ma a uno dei tuoi, non agli altri".
"Come diceva una persona che conosciamo: una vaccata riuscita perfettamente".
"Bon, a questo punto, come si dice a Trieste, me cavo la giaca e vado a casa".
"Il collegamento è difettoso...non si sente niente...ma non stupitevi. Qui è
così da 30 anni".
"Ma perchè fai fallo su Reyes maledizione!!! Lascialo stare! Se lo lasci stare poi lui fa quello che sa fare: butta via la palla".
"Weis prende la palla e fa un movimento pachidermico...con tutto il rispetto per Dumbo e compagni".

giovedì 15 luglio 2010

Punto B

E' già mio amico.

mercoledì 14 luglio 2010

Anse

Alla fine, il Presidente è l'unico Gigante. Lo spostano di qua e di là, sotto il sole feroce e il vento artificiale, caldo-freddo in un amen, ad ascoltare discorsi uguali che impongono risposte diverse. ISTITUZIONALE, spiegano. A che serve? Serve intanto al domandone della mia amica Federica: "Perché un assessore comunale, già consigliere regionale, rispetta di più il presidente dello Stato che i suoi stessi concittadini??? Perchè gli udinesi hanno dovuto aspettare l'arrivo di N. per vedere, almeno per una volta, l'assessore F. con la camicia dentro i pantaloni???".
Serve a boh, per il resto. Ovvietà per titoli ovvi. Contorno a parte. Diverte che N. mangi gli strucchi con F. (il presidente, non l'assessore), merita stima che N. non si annoi e pure che non confonda H. con F. (quello degli strucchi). Regala emozioni mundial il presidente del consiglio Q. che ripete il discorso come davanti alla porta dell'orale di maturità. Tenero. N. prende Q. così in simpatia che gli dice: "Hai la stessa età di quando mi laureavo". N. si laureava a 22 anni, Q. ne ha 43. Susi direbbe: "Dammi l'indirizzo del chirurgo plastico".
Chicchette per farsela passare. Mentre croniste d'esperienza vagano agitate prima di mezzogiorno perché non hanno in mano il discorso di F. (sempre quello degli strucchi). Il discorso di F.?! E mentre, attorno a un tavolo che sembra seduta spiritica - via Gradoli, piattino, P. -, altri cronisti d'esperienza si danno il cinque per aver sbobinato N. correttamente. Ore dopo i cronisti locali impastano agenzie con poca voglia. E l'assessore F., rientrato a casa, si toglie la cravatta. Domandone bis: "Chi gli ha fatto il nodo?".

martedì 13 luglio 2010

Cannese

Un valente collega
I diavoli di Zonderwater. 1941-1947. La storia dei prigionieri italiani in Sudafrica che sopravvissero alla guerra grazie allo sport, di Carlo Annese
Lontani da casa, dagli affetti. Ma anche lontani dalla battaglia, dall'adrenalina del fronte. Erano soldati nel pieno della giovinezza, quelli che fra il 1941 e il 1947 si ritrovarono esiliati a Zonderwater, in Sudafrica. Un'intera generazione rinchiusa nel campo che ospitò il maggior numero di prigionieri di guerra italiani, quasi centomila su un totale di oltre seicentomila: una prigione a cielo aperto, talmente remota da aver lasciato poche tracce persino nei libri di storia. In un paesaggio lunare, arido e bersagliato dai fulmini, gli italiani dovettero inventarsi un modo per sopravvivere alla fame, alle malattie, alla noia, alla nostalgia del proprio Paese (e alla mancanza di donne). Li aveva accolti un altipiano brullo disseminato di tende: alla loro partenza, sei anni più tardi, lasciarono una vera città, con edifici in muratura, due ospedali, trenta chilometri di strade, quindici scuole, ventidue teatri, un monumento. Fu un capo illuminato, il colonnello Hendrik Fredrik Prinsloo, a capire che a quei giovani uomini doveva prima di tutto restituire una vita normale. Così scelse lo sport come alleato: promosse gare di scherma, atletica, ginnastica, oltre a un campionato di calcio vissuto con tale passione da trasformare in divi i più bravi fra i prigionieri. (Prefazione di Gian Antonio Stella).

A Silvia

Al momento in cui scriviamo Marcello Dell'Utri non ha ancora ricevuto avvisi di garanzia.

Il ministro Carfagna: no a Casini.

Venerdì 30 luglio festa dei giornalisti furlani. Non potrà essere come la 1 ma sarà comunque la 2.

lunedì 12 luglio 2010

Mumble mumble

"Super GT è più veloce di Mimì
Astro jet Jumbo jet
Braccio di Ferro mangiò spinaci inscatolati un pugno in faccia gli tirò
E Nembo Kid ha ripulito la città
Lettera X dov'è il segreto di Asterix
Motor X Mister X
Stop! Dove vai? Cosa fai? Se c'è
il Barone Rosso che alle spalle colpirà
Niente paura che tanto arriva Nembo Kid
Che mondo sarà se ha bisogno
di chiamare Superman
Che mondo sarà ha l'effetto
del motore che non va
Ecco perché son tutti qui
davanti a te Charlie Brown".

Palabras

La Roja gana siempre. Usa le parole con un peso, se non hanno peso evita. Infine capisco. O forse no. La certezza è che le parole hanno peso e, se le usi senza, diventi flaca, vuoti.

domenica 11 luglio 2010

Ya està

Iniesta nos sube al cielo. El sueño se ha hecho realidad. España ya es campeona del mundo de fútbol. Tras el 0-0 al final de los 90 minutos de la final ante una Holanda con un juego muy duro, Iniesta rompió la igulada con un gol histórico en la segunda parte de la prórroga (115'). En la segunda parte, Villa y Ramos fallaron las dos mejores oportunidades de España, mientras que Casillas salvó dos mano a mano con Robben. La primera mitad fue un intento de España por jugar al fútbol ante una Holanda que se dedicó a dar palos. Howard Webb perdonó la roja a Van Bommel y De Jong. La tónica del partido es el duro juego de la 'Oranje' y la permisividad del colegiado.
Giusto così. Se attacchi i problemi, li risolvi. Se aspetti che te li risolvano, resti appeso a un numero. A un certo punto, in quel rettangolo, si capisce sempre (quasi) come va a finire. Sono le facce che parlano. Perdenti e vincenti dentro un flipper. Ci sono differenze di momenti che si notano solo in tv (mai guardare una partita in tv se hai un biglietto in mano). C'è una fossetta convessa o concava, non è la stessa cosa. Ce lo siamo meritati noi spagnoli, era la rivincita che mancava. Casillas come Zoff. Ini-està, gracias. Sarebbe stato antistorico che vari Van senza talento sollevassero la coppa sfuggita a Crujff, a los hermanos Van der Kerkhof, a Krol e Rensenbrink. Trentadue anni fa un palo, stavolta un sinistro sbilenco, deviato da uno stinco incrociato sulle Ramblas. Lì dove capisci sempre come va a finire.

Mon amour

Stravolto sconvolto ho trovato un regalo. Inedito. Sfuggito alla vena ricercatrice al tic&tac sulla tastiera sbucato from nowhere come quando-così bene lo faceva il Doc. Sono stupito oltre limite pizzicotto dai sei sveglio dov'eri cosa facevi perché non l'avevi sei pazzo sei giovane+1 non sei? Non è vero e invece sì e perfino col suono degli Stadio, forse avrebbe dovuto entrare nel 1983, e come dice rrrana, tu mi piaci tu. Spalla sinistra destra in disequilibrio sulla sedia e ripetere il play. Non ci credo ma c'è. E suona assolutamente nuovo.

sabato 10 luglio 2010

domenica 4 luglio 2010

Homenaje (2)

Catarsi dopo il burrone del ginocchio tremulo. Lo hai fatto di nuovo, nansie, grazie. Quattro volte in finale di fila, togli l'anno delle ferite, terraiolo a Wimbledon. Un'esecuzione, un'altra: il giovanotto disarticolato. Il disegno mancino e una palla nell'angolo. Anomalo. "Nadal agranda su lejenda", scrive Marca di getto. Giotto. Concentrato di te. Pensieri positivi avanti, il resto sulle spalle, scatola nera. Un altro omaggio, Rafa, scalata nell'anima: riguarderò la classifica.

sabato 3 luglio 2010

Sfoco

Uomini blu estivi, respiro corto, ansie sullo schermo. Pensieri veloci dall'alto di una bici. Infilare in folder cerebrali ma dimenticare, quindi scrivere senza, forse, qualche passaggio chiave. Capelli lapilli in fazzoletti rosso-sangue, o un quotidiano strato di pan di spagna tra un porfido infuocato e una testa spenta. Non sapere molto, non sapere nulla di quel corpo, eppure fare qualcosa per quella testa piombata. Attendere che una testa svelta dalla gradinata creasse condizioni per. Lampeggiante spento, domande da manuale, risposte non scritte.
Oggi la città era salda, zeppa di percentuali all'ingiù, calda, la pasta bolle, il catrame scioglie le suole, le sforbicia, puoi inciampare se non prendi zapatos -70%. Pomeriggio di pareti, la Germania asfalta l'Argentina, il ministro diverte, perfino, attendo un ok pensando alla testa, teste, strambismi, nulla che possa essere previsto quando, trentuno dodici, ti fai gli auguri.

domenica 27 giugno 2010

Pc

Firenze è una piccola Udine. Certo il Duomo di Firenze non ha così tanti parcheggi davanti, la cacca dei cavalli a Udine non c'è, al giardino di Boboli nessuno può correre in libertà come al parco del Cormor.
Eppure Firenze non è malissimo, ci cammini pedonalizzato, quelli che chiedono l'elemosina sono poveri davvero, sotto la stazione c'è un parcheggio che se ce l'avesse H. resterebbe sindaco fino al 2500.
La differenza, la vera differenza, è nel mangiare. A Firenze, per fare i fichi, chiamano gli spaghetti pici ma qualsiasi bimbo continua a chiamarli "pachetti". Il problema, in realtà, non sono i pici ma è il sugo, che si chiama sugo. A Firenze inondano i pici di sugo, li sommergono Vajont, devi cercare i "pachetti" con il San Bernardo. C'è sembra troppa ansia nei piatti, si infilano troppe certezze, non c'è attesa, non c'è stile.
Solo per un attimo puoi credere di essere a Udine. Al Pitti Gola e Cantina, osteria-enoteca dove puoi mangiare affettati e formaggi toscani, piatti freddi e pure una pasta (non solo pici), menù semplice e stuzzicante da avvicinare a un bicchiere (alto, largo, educato) di vino (etichette non scontate, qualche sfizio). Un posto di carattere, servizio lento ma cortese, tavolone alto di marmo come banco, tavolini piccoli, troppo piccoli, con sedie per nani: il piacere di gestire lo spazio. Piccola anima: un bel modo per consolidare il senso di piccola Udine. Dai Firenze, continua così.

Non ritorno

La mia amica Federica (7)

Le dite arrancano sulla tastiera nemmeno fossero le gambe di un ciclista sul Mortirolo. Il mignolo destro, spaesato, non trova più la "e accentata". Il medio sinistro, abbandonato dall'indice, compagno di tante scritture e ormai svenuto da qualche ora, si agita vanamente alla ricerca di qualche "a" o "q". Provi e riprovi il comando f10, ma il bianco è sempre troppo lì, sotto alle poche parole già scritte. Altre non ne hai più in testa. Non ne hai più nelle dita. Non le hai più nel cuore. L'aria è pesante. Il ronzio aumenta, il telefono squilla più forte del solito. I colleghi, alcuni colleghi, ti sembrano più scemi di sempre. E quelle dita, le tue dita, che normalmente scivolano facilmente, e felicemente, in verticale, o in diagonale, incrociate sulla tua tastiera qwerty, senza pensare, senza pensarci, oggi no. No: sono bloccate. I polsi appoggiati al poggia mano anti-tunnel carpale, le mani pesanti, il cervello incapace di collegarsi con le braccia. Sinapsi spente, occhi che fissano lo schermo ma non lo vedono. Non è panico da "foglio bianco". E' solo l'effetto di tre giorni di vacanza, che avresti voluto fossero almeno 300...

sabato 26 giugno 2010

Frico acrobatico

A Plaino c'è la sagra più bella del mondo. Non per la sagra (una sagra) ma per il campo di calcio attaccato ai chioschi (frico competitivo). Palloni zig-zag, ragazzini felici. E poi perché lì, ogni anno, ci vanno gli Acrobat, Tribute Band degli U2. Quarta volta per il cronista (compresa la prima fatta solo di attesa), per loro la milionesima ma sempre con la stessa voglia, non scontati, nella parte. Enrico Negro è Bono (ma davvero), alla chitarra c'è Nicola Rudella, al bassa Manuel Bisetto, alla batteria Nicola Casagrande. La fedeltà all'originale colpisce più di tutto, da dentro la cassa, orecchie di Dumbo, lo si capisce ancora meglio. Cantano anche le nuove, non poche, non solo Magnificent, non si fermano, studiano, a un certo punto ipnotizzano. Serata non memorabile come quella del Pinocchio, perché là vissuta sul palco, ma all'altezza. Bravi, tornate.
Dopo Plaino gli Acrobat sono oggi alla Festa della solidarietà di Almenno (Bg), il 2 luglio alla Festa della birra di San Vendemiano (Tv) e il 4 luglio al Cocobongo di Bibione Pineda (Ve). E poi qui.

giovedì 24 giugno 2010

Buffon

Nel 1974, nemmeno in doppia cifra, ero in un bar, Lignano, coca-cola, tivvù in bianconero, spazzolati via dai polacchi. Stavolta erano gli slovacchi, sky pieno di colori, birre, Barberino, a caccia di un bar, in doppia cifra da un po', 2010.
Non avevo mai visto una partita del genere. Né allora, né oggi. Solo che nel frattempo ne ho viste di partite, un'enciclopedia. La peggior Italia dal 1974, ma non solo nel calcio, anche nelle freccette. A un certo punto Quagliarella ha fatto un gol così bello che un capolavoro simile lo rivedi mille volte per tre sere in mezzo ai peana del passaggio del turno. Invece no, quando Quagliarella ha spolverato il sette, gli altri erano già sotto la doccia, il nostro centrale sotto badante.
La formazione che avrebbe dovuto giocare LA PARTITA era la peggiore delle tre. Ridolini con solo un po' di cuore quando gli slovacchi, perché erano gli slovacchi, hanno iniziato a farsela un po' sotto. Al raddoppio, quando un rigidissimo centravanti dell'Est ha mangiato un metro nello spazio di un metro e un centimetro al nostro secondo centrale, quello senza badante, ci hanno mandati a casa. Prima avevamo forse pareggiato, gol non gol, poi abbiamo segnato un altro pareggio in fuorigioco da moviola, ma sarebbe stato anche peggio andare avanti. Abbiamo giocato (non bene, giocato) quando è entrato lo zoppo con del talento residuo, ma se sei scarso e in più ti imbottisci di ex giocatori - oggi tre, non solo il centrale, anche ringhio (ringhio?), e il terzino destro poi diventato sinistro prima di addormentarsi - vai a casa che è meglio.
A ogni vigilia era un fiorire di 2-0 3-0 4-0, era il girone più facile di ogni tempo. Sembrava che le avversarie le avesse pescate Moggi. A ogni fischio finale, per tre volte, l'impressione era che fossimo noi i pescati. Ridolini. Nel delirio della speranza, a un certo punto, abbiamo pensato che Marchetti fosse preferibile al bollito Buffon, che Pepe facesse Schiaffino di cognome, che Montolivo si bevesse Zidane. Invece era una comica. Non ho mai visto un gol come il terzo: non seguo le partite pulcini. Eravamo terrorizzati, ha detto il capocomico. Dagli slovacchi. O forse da un portiere che sembrava il bambino al luna park nella casa dei mostri, da una difesa schierata come l'asta del calcio balilla, da un centrocampo di fantasmi, da un attacco di grevi. Anche il capocannoniere, a un certo punto, ha fatto il brocco. Del resto, se l'attacco della nazionale è quello dell'Udinese, ti cominci a fare delle domande.
Non ho mai visto niente del genere. Ridolini a Barberino del Mugello. Maremma maiala.

martedì 22 giugno 2010

Ddl intercettazioni

La mia amica Federica (6)

"Ho bevuto quasi due litri d'acqua oggi pomeriggio...e mi sento le viscere che ogni tanto ''tremollano'' oltre a un certo ''raschino'' in gola...ma non sto male...se morirò sappi che è una morte indolore...certo che la barista resta un mito...fossi stata io avrei fatto arrivare un medico, un'ambulanza, un infermiere, una fornitura a vita di ''bollicine'' e caviale...uffff".

Cloro que sì

Hanno avvelenato la mia amica Federica. Sì, lei, quella che scrive. L'hanno fatto in pieno centro e lo leggerete solo qui. Perché non muore, l'ho vista riprendersi. Non in fretta ma dopo un po' si capiva che non sarebbe morta. Ha ordinato uno spritz bianco, che è già un tentativo di suicidio per lei che beve di solito/sempre un rosso. Un Cabernet. Franco. Questo spritz era enorme, ghiaccio ghiaccio, l'ha sorseggiato e l'ho vista sbarrellare, paonazzare, sputare. Sì, ha sputato. E s'è salvata così. Le è andata bene, lo possiamo raccontare. Avremmo potuto dire "C'era una volta" e invece "C'era una volta" è il segno della rinascita, un battesimo di gelato, resurrection.
La notizia è che è viva. Ma hanno tentato di avvelenarla davvero. Stavano pulendo una spina. Le informazioni sono frammentarie, è successo tutto in un attimo, si è sfiorata la tragedia. Le hanno versato dell'acqua e invece era cloro. E non hanno detto "muori, herpes" ma solo "mi dispiace". Come se a un bimbo mettessere foie gras al posto della nutella. Abbiamo chiamato un medico, pronto soccorso via dai veloce, lavanda gastrica, no nessun sintomo, solo abraso qualunque organo, la trachea rapita dagli alieni, lo stomaco evaporato, l'intestino un ricordo. Poteva rimanere offesa ma se l'è cavata. L'ha salvata l'istinto. Non io, le ho solo custodito la borsa. Non so se scriverà ancora qui sul Gabbianone. Ma cosa conta? La mia amica Federica è viva. Ha del cloro al posto del sangue, le papille pupille, forse non ricorda nemmeno. Al solito le buone notizie non sono notizie. Ma io ho bevuto tre bicchieri senza pagare un euro. E Federica è viva. Forse, una breve, chissà.

lunedì 21 giugno 2010

Match point

Che poi, rimbalzasse un pallone in palo-gol anziché in palo-fuori, magari eviteremmo la monetina. Ma non sarebbe lo stesso, proprio no. Io tifo per la monetina, sarebbe la riscossa del gioco dell'oca, un mondiale col Super tele e non con il Jabulani, un capocannoniere come Boninsegna e non come Di Natale.
Dal sito di Tuttosport (non trovo di meglio): Se fosse pareggio contro la Slovacchia, l'Italia passa solo se il Paraguay battesse la Nuova Zelanda, mentre sarebbe certamente fuori in caso di successo degli oceanici. In caso di entrambe le gare che finissero in parità, essendo identica - 0 - la differenza reti tra Italia e Nuova Zelanda, con cui chiuderemmo a pari punti - 3 -, varrebbero i gol segnati nel girone, che al momento sono 2 sia per la squadra di Lippi che per quella di Herbert: se quindi i due pareggi in Paraguay-Nuova Zelanda e Italia-Slovacchia fossero con identico punteggio, essendo pari tutte le discriminanti, si dovrebbe ricorrere al sorteggio con la monetina per decidere chi va agli ottavi e chi a casa.
Non c'è la firma, peccato. Non è Carlo Emilio Gadda, pare. "In caso di entrambe le gare che finissero in parità": maestro, dimmi chi sei, firmati, non essere timido. Impagabile il commento di nick Wlazebra: "A metà articolo mi sono un po' perso".
Pur avvolto nella sintassi, non perdo la notizia: LA MONETINA. E' il calcio antico, quello del 1968, quando Facchetti scelse testa. E' il colpo di coda del bianco e nero. Un verso di Lorca. Un inedito dei Beatles. Chi tira la monetina? Blatter, Platini, Lippi, Hamsik? E che monetina sarebbe? 100 lire, un euro, due euro, un cent? Ma chissenefrega di battere la Slovacchia? Ma si può perdere una scena così? La palla sul net. Serve una botta di culo, più facile che segni Gilardino o che un disco si spiattelli dalla parte giusta?

domenica 20 giugno 2010

Scivolare

In diagonale solitaria Utinum sembrava ancora più bagnata, l’acqua si infilava da destra e da sinistra ma in ipotenusa se ne prendeva di meno. I lati della piazza erano asimmetrici di persone, uno dominava, gli altri guardavano, non assopiti, vuoti. Era il lato meno quotato, eppure il primo tenendo alle spalle il Cappello. Mano sinistra.
Sotto la pioggia tante facce diventano una. Curiose e leggere. Ho fatto il lampo, bollicine, avantindietro, ridiagonale di ritorno, nemmeno un raggio di sole, non la speranza che il vento lo facesse uscire, non un mascalzone, un abbaiare, un din-don, non una consolazione per chi dorme alla stazione.
Nuvole. Camminare assieme a loro in una città non vociante, dopo una notte senza parole. In attesa di un suono.

sabato 19 giugno 2010

Meno venti

E' un dilemma e uno sforzo. Un lancio dei dadi. Un frullato di opinioni da decomporre. Devo acquistare un telefono. Per la millantesima volta. Non è nemmeno obbligatorio, in realtà: la Pim mi ha prorogato il pacchetto. Ma, trattandosi di pacco, la Pim non è più sola. Scorro lo zucchero filato della Todafone, le mandorline della Trentatrè, perfino i palloncini da gonfiare della Find. Tutto compreso, tutto incluso, all inclusive, power: uno sforzo più che un dilemma. Il dilemma sta tra l'oggettino digit e il mail-push. Mancano 20 giorni all'operazione. Potessi, riesumerei lo strepitoso Uricsson o anche il Lanasonic superpiatto. E invece dovrò decidere tra l'IF e il BB. Non chiedo consigli-confusione. Perché lo so cos'è. Stan cercando di fregare anche te. Non fidarti mai. Siam seduti sopra un cesso, prima o poi cadrai.

venerdì 18 giugno 2010

Ice

Era tipo attorno alle 6, alba avanti, caldo da Staples, umidiccio, che Sasha "ciapanò" Vujacic, 11.7 secondi alla sirena, iced da gheim. Ghiaccio. Stu-pe-fa-cen-te. Ciapanò viaggiava nella sua classica serata (0-3), virgolone gigante, il guru agghiacciato, il vecchio Jack con i capelli del cuculo, Thibodeau che si faceva un sonnellino.
Giuàn avrebbe citato Eupalla. Perché il guru lo spintona dentro a raccogliere un fallo e Ciapanò lo raccoglie davvero, pareggia i piedi, respirone, ciuff, ciuff, Celtici allontanati e Lacustri sul tetto. Riassunto: Sasha "ciapanò" Vujacic, non Black Mamba, scrive i titoli di coda con quella faccia lì, ghiaccio.
Episodio misterioso in una partita di rugby che neanche i Bad Boys, qualche meta ogni tanto, Mamba sopraffino ma scentrato, Artest e Odom decisivi, di là i soliti verdoni, KG antologico in attacco, doppia P cobresco, He Got Game saracinesca, 13 avanti a 18 dalla fine, sarebbe bastato poco per portare a casa tutto, come nella storia. Serie, infine, di attrito spaventoso, avanti-indietro, sorpasso-rimonta, bellezza feroce, momenti indecifrabili, perfino Rasheed a un passo dall’essere, lui, l’eroe.
Adesso l’uomo-anca sarà sempre più guru, ma a me pare che sbagli spesso i tempi e che sia assistito…, più probabile quattro in fila dei Mambas che un altro dei Grandi Tre. Intanto i Sixers hanno ceduto Dalembert e ne hanno presi due. Nel 2011 non andranno in finale.

mercoledì 16 giugno 2010

Cestino

Cos’è che sottrae l’emozione davanti/prima di un pezzo? E’ il tempo accorciato dall’ormai consueta semplicità? Il pezzo. Computer spento, mi esce già dalle orecchie, dalle dita, dal naso. Non ha anima. Non ha attesa. Lo finirò. Uscirà. E’ un problema di contenuto? E’ che se scrivi di B. non è come se avessi scritto di B.+C.? Se avessi scritto vent’anni fa, l’emozione si sarebbe fatta anima?
No, non so proprio se riuscirò a finirlo: perché non accade, perché non può più accadere? Devo regredire la barba? Fare il Beamon rattrappito? Il Messner su un cavalcavia con la bombola? O non stappare alcunché, massimo una Sprite? Perché se tutto scorre, non c’è attrito? Perché se tutto sai, non ti diverti? Perché devo scrivere inutilità per annoiati spesso/limite al sempre?
Chi mi ridà un’ipotesi di ansia davanti alla carta? Una serata fumosa, un sabato col re della “porcata”, un doppio supplementare “in and out” muoviti/muoviti si chiude, scrivi, manda, click? Quando la sintesi era “un balzo da poster”. Una taglia per quel "chi". Restituitemi cinque secondi da "non so se riuscirò a finirlo". Proverò con la Sprite.

martedì 8 giugno 2010

Corse molto lunghe

Stamattina, 3 volte, lungo viale Venezia. Lento bici.

domenica 6 giugno 2010

Homenaje

Ingiocabile, come sperato più che previsto. Davanti alla reina. Paura che non tornasse più com’era, e invece no, è meglio di com’era. Un’esecuzione contro il bimbo dello sfregio, non si rifarà. Rafa, gli aficionados ti omaggiano.
Dalle statistiche: Per Nadal è il quinto Roland Garros della carriera, uno in meno di quanti ne aveva vinti Bjorn Borg tra il 1974 e il 1981. Nadal centra questo successo senza aver perduto un set, come gli era accaduto anche nel 2008 (prima di lui Nastase nel 1973, Borg nel 1978 e nel 1980). Per Nadal è la 22esima vittoria di fila sulla terra, accumulata tra Monte Carlo, Roma, Madrid e Parigi. Gli unici due che sono riusciti a strappargli un set sono stati Ernests Gulbis in semifinale a Roma (6-4 3-6 6-4) e Nicolas Almagro in semifinale a Madrid (4-6 6-2 6-2).

sabato 5 giugno 2010

Corse lunghe

"Alla fine della corsa il primo a cadere è il ragioniere che rivoleva la sua borsa; poi toccò a un bagnino che, ancora in mutande, aveva sospeso il lavoro in una piscina lì vicino. Falciati mentre guardavano i lavori in corso due gemelli in pensione furono scaricati in un pronto soccorso. Un salumiere e un tabaccaio che da anni non si rivolgevano la parola approfittarono della confusione per spararsi alcuni colpi di pistola!. Il padre vide la scena, si prese paura e dimenticò il sonno e la fame. Prese per mano il bambino che disperato piangeva, perché non voleva lasciare lì il cane. Decisero in fretta di tornare a Barletta e corsero alla stazione, perché a Milano in agosto, oltre al gran caldo c’è veramente tanta confusione".

Lucertolati sigarette stanche, siluri in equilibio, cicliste gonna bianca non trasparente, Prenatal, Upim, H&M, Benetton Sisley, Freddy, antipasti caldi, gnocchette sarde, scooter freccianti, Stanley Kubrick fotografo (?), farmacia, Carrera, Nike, Calvin Klein, Grom (limone), Kasanova, parcheggio 2h, farmacia (un'altra), attento, Chicco e spillo, "Stai attento frena, ciao...".

lunedì 31 maggio 2010

Cantine sempre aperte

"Io l'ho vista ieri sera al castello di Susans".
"Prego?
"Io...".
"Vero, lei! Lei mi ha..."
"Fatto degustare".
"Tutta la sera. Vede che lavoriamo".
"Vedo".
"Lei pure, ha un Friulano?".
"No, di là. Qui i rossi. La scala è questa".
"Un Montsclapade, grazie".
...
"Buongiorno, grazie".
"Buona giornata a lei".

domenica 30 maggio 2010

Ospiti di gente diversa

A un certo punto un'ostrica avrebbe dovuto trasformarsi in Hannibal, rinchiudere le valve e inghiottire uno dei 300. Uno qualsiasi. In un castello gremito in ogni ordine di posti, ventilazione inapprezzabile, terreno in ottime condizioni, è mancato solo il gol dell'arbitro. Donne intaccate di doppi decimetri hanno iniziato a scalare il castello di Susans un attimo prima dell'arrivo in auto senza tacchi dell'assessore Cirians. Andavano tutti, anche gli uomini in suola di cuoio, a celebrare un funerale e un battesimo. Tutto nella stessa giornata, c'è la crisi, contenere le spese, osti che ostriche.
Prima del battesimo, il funerale di "Ospiti di gente unica", sei anni di vita. Solo gli Spartani intervenivano un po' prima. Quello slogan ha avuto il momento più alto, sarà stato il 2005, quando il noto produttore di vini Z., in conferenza stampa, citò: "Vedrete che le cose andranno bene perché i nostri ospiti si accorgeranno di essere davvero "Ospiti di gente diversa"". L'assessore B., a un passo, svenne.
Il battesimo è preceduto da 45 minuti di aperitivo. Il cronista se ne fa tre. Sotto media, si rifarà nel secondo tempo. Rullo di tamburi, Cirians preambola, il direttore D.G. presenta, il presidente T. scopre l'uovo di Colombo. A un certo punto, sullo schermone, ci sono più "live" che bollicine in tutto il castello. Settima fila, posto 12, uno rutta e gli esce un "live". E' un brand? Un claim? Un fuck? No, è un concept, chiariscono quelli di Fabrica, i vincitori. Friuli Venezia Giulia sta in mezzo a due parentesi quadre spezzate che il mio collega preferito chiama per tutta la sera parentesi graffe. Un paio di Fabrica svengono.
Fatto click al pezzo attraverso la mano di una valente addetta stampa, il cronista si immerge nella festa. Si fermerà al quindicesimo bicchiere per manifesta superiorità. Sulle ostriche, invece no. Lì ci sono Bolt irraggiungibili, corsie a otto, tutti otto sul filo di lana, saltano addosso ai bivalvi e li risucchiano live. Non le uniche delizie in un calderone di tonno rosso, faraone egiziane, sformatini. Mentre il gossip è oltre, oltre prima, oltre sempre. Non questo sta con quella. Ma Questo sta con quella. E quella è sorella di quella che ha le labbra così per una paresi al momento del timbro. Senza svenire.
Il cronista sta bene. Con i soliti noti, amici-amiche, sempre divertenti. Di più. C'è pure Biancaneve: non perderà la scarpetta. Ti piace 'sto marchio? I colori? La parentesi graffa? Minuti di recupero, le ostriche sembrano finite. Cupi in volto i 300 si sfogano: "Che festa di merda, 'sti micragnosi". 15mila euro e neanche 15mila ostriche. Ma al castello di Susans qualcosa può sempre accadere. Lì l'assessore B. ha presentato il guru del turismo E., lì le ostriche possono riprodursi. Un miracolo live.
Non so se i dolci sono arrivati, penso di sì. Di sicuro la Ribolla gialla di C. non è mai finita, non ha avuto bisogno di riprodursi, era cascata tutta la sera. C'erano colleghi non al lavoro saliti solo per esserci. Hanno trovato le ostriche. E, in una notte di funerali e battesimi, le hanno viste rinascere.

Se ne parla anche qui. Un po' curve e un po' bold. E naturalmente anche qui, finalmente.

sabato 29 maggio 2010

Sincronie

La mia amica Federica (5)

A 11 anni ho letto Saba...e non un Saba qualsiasi ma quello di "Ernesto"...A 15 anni ho divorato "Altri libertini" di Pier Vittorio Tondelli. Mettevo i "Roy Rogers" 30 anni prima che fossero di moda. In terza liceo, anno della maturità, me ne fregavo del programma e consumavo, nascondendoli sotto il banco, i libri di Emile Zola, Baudelaire e Rimbaud. A 20 anni per me le uniche scarpe erano le "Adidas" blue elettrico con strisce verde fosforescenti che ora sarebbero molto trendy e allora erano quelle che restavano nei magazzini. Ho letto il primo Harry Potter in Australia, incuriosita dall'invasione di quel maghetto in tutte le librerie delle varie città. Lo stesso, anni prima, era accaduto per Bridget Jones: comprato dopo aver visto decine di donne (e uomini) ridere in metropolitana a Londra con quel volumetto in mano. Stessa scena poi per Sophie Kinsella (l'amata Madeleine Wickham) e la sua serie "Shopaholic". Quando mi sono sposata, 15 anni fa, ho sconvolto il parentame e gli amici facendo la lista di nozze in un'agenzia viaggi. Ora lo fanno praticamente tutti. Vestivo "Desigual" quando si trovava solo in Spagna. Compravo le borse "Ggl" con il mio solito spirito "snobistico" già 6 o 7 anni fa, prendendole in Austria. Ho l'auto col cambio automatico almeno da 10 anni. Conosco (e porto) le scarpe Mbt da altrettanto tempo. Ho letto il libro-autobiografia di Obama prima della sua storica discesa in campo a Denver con l'ufficializzazione della candidatura. Le maglie di "Abercrombie&Fitch" sono nei miei armadi da un po' di anni, tanto che ormai in famiglia abbiamo già affrontato la svolta verso "Hollister" (il brand californiano della stessa casa). Vedo film che la gente scopre solo dopo i vari premi (tipo l'Oscar "The hurt locker"). Amo il Giappone prima della nascita di qualsiasi Far East Film Festival. La prima volta che ho visto Luciano Ligabue, almeno 20 anni fa, si esibiva di fronte a 400 persone in una discoteca alla periferia di Udine. Non godo di tutto ciò. E' semplicemente così. Sono sempre fuori sincrono con il resto del mondo. Me la tiro??? Sì. Forse è vero. Comunque me la tiro da molto prima degli altri...

giovedì 27 maggio 2010

mercoledì 26 maggio 2010

Special

E’ arrivato e ha detto: "Non sono un pirla". Non era granché. Meglio, sin lì, Pirlo: “Sono Pirlo, sono di Brescia”. Poi però ha aggiunto il "good afternonn e good morning" ed è arrivato, una sera che non te l'aspettavi, a "prostitucsione intelectuale", prima di ridurre il negrazzurro Balotelli a "un neuronio". Più di tutto, ovvio, la genialata del millennio, lo slogan di un decennio, la sintesi di un titolo scoop. Posto che non siamo la Giuve ma la Juve e che gli allenatori non-contano-un-tubo, trattandosi di flipper e di fucsia (Maicon di mano, v-olè, rigore, 1-0 crukki, ah no, sliding doors), il non-senso è che sia stato con i negrazzurri e non con la Giuve. Perché ha costruito un gruppo, rafforzato certezze, canalizzato motivazioni. Allenatore, strategia, tattica? Massì, ha piazzato la trappola contro Messi (la serata del terruar), ha avuto l'intuizione delle 4 punte (ma Mancini no???), ha sognato che Milito fosse meglio di Ibra. Non era un sogno, non era nemmeno quotato. Ha avuto ragione.
Ci mancherà. Alla Giuve senz'altro. Da Lippi in giù facce da perdenti, smorfie, danone, tic, tac. Motivatore? Massimo. Tattico? Tattico. Comunicatore? Spettacolare, ma troppo facile, c'è di fronte il nulla. Gli altri sono da "abbiamo di fronte dieci finali", lui dice vado via prima di tutto: può essere "zero tituli" e piazza il "triplete". Cappello. Con due "p".
Esiste un modo migliore per uscire di scena? Se vinci hai SEMPRE ragione. Se crei emozioni, attese, e le ripaghi e le riempi, hai SEMPRE ragione. Se la tira perfino troppo poco. Ha vinto tutto nel breve. Ha dato epoca a una squadra-società di leggendari sfigati. Ha messo le manette, ha esultato pazzo per un gol in fuorigioco via Michelin, è stato SEMPRE il controllore del gioco. E' stato feroce e divertente, forzato e vincente. Non un mito, non stava nella Giuve. Ha avuto un gigantesco culo, il culo di chi se lo merita. Epperò, in un flipper, contano i momenti. E quando corre così, capisci che corre per sé, per il suo essere "speciale", per l'attimo. E i negrazzurri non contano-un-tubo. Anche se non sono più sfigati. Non troppo, almeno.

martedì 25 maggio 2010

Corse corte

Drin, dove sei, che fai, caffè? Seduto al Leon d'Oro, Largo Meni, fuori, vecchiette, vecchione, vecchiacce, spritz in bicchiere graffiato, raccolgo appunti sul caso R. Mi sposto direzione via Manin, appunti sul fianco, assessori schierati, tappi-un bicchiere gratis, parlano tutti, il presidente di banca meglio, poi via al Numero 8. Tavolo ovale, assessori schierati bis, Buttrio in forze, Buribus-geniale, posto triste ma potenziale g-rosso, accavalla le gambe ma non è Pietra, sinistra, sta sempre a sinistra, arriva Meni, forse la mia amica Federica. No. D'improvviso "Niente...devo andare via martignacc...autobus a fuoco...". Morti? chiede Meni. Più vivi che morti, doppio giro, poi tartine, poi arabo. Piatto unico, buono, bene, pesce, cous cous, conchiglie, foto-vigna, mandi Pecile, telefonata, lirica, scappo, via, dove vai, perché, torna, tornate. Risalire piazza Libertà, via Mercatovecchio, ridiscendere corte, cortili, carte (briscola a Buri, domenica 6, non mancare), caffè miao-miao. Ciao, bici, infilato sulla tastiera. Adesso.

lunedì 24 maggio 2010

Acqua

La mia amica Federica (4)

Le abbiamo scritte tante volte. L'hai fatto anche tu. Erano le storie di Maria, Giovanna, Cristina. Abbiamo persino raccontato di una Vanessa. Tutte, come noi, tra i 40 e i 50 anni. Tutte dotate di grande coraggio e forza. Tutte con figli e figlie, mariti e parenti vari alla fine realmente ma anche banalmente ''inconsolabili''. Ma la tua storia non la scriveremo mai. Perchè tu sei la forza. Tu sei il coraggio. Te lo si leggeva chiaramente negli occhi quella sera che ci ha salutato sorridendo mentre noi strozzavamo le emozioni ticchettando a più non posso sulle tastiere nei nostri computer. Di te non si leggerà mai in una fredda cronaca postuma. Sei cocciuta, sicuramente più di noi che ci arrendiamo dietro a qualsiasi scusa pur di non scriverti o semplicemente pur di non chiamarti. Ma ti pensiamo, ti penso, di continuo. Entrando in ufficio e vedendo la tua scrivania per ora vuota. O rispondendo al telefono a quelli che erano e sono i tuoi ''clienti''. Dalle smorfie o dai sorrisi di chi ti è più vicino capiamo se va peggio o se va meglio. A turno, senza parlarci e avvisarci, annaffiamo le tue piante. Un gesto banale, stupido, anche comodo. A questo punto vorrei poter scrivere che stanno spuntando nuovi germogli su quelle piante. Sarebbe un finale perfetto. Ma tu le conosci quelle piante. Non hanno germogli. Sono semplicemente verdi. Come la stella di Natale che sopravvive qui dentro da anni, perfettamente affogliata. Determinata. Resistente e fiera. Come te.

domenica 23 maggio 2010

venerdì 21 maggio 2010

L'ama

Avrei dovuto scrivere l'altro giorno perchè sputavo come un lama. Spitak Sputik, fendenti che sfioravano i di fronte. Oggi quasi più allenato, solo qualche lapillo. Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai potranno scegliere imbarchi diversi saranno sempre due marinai. Davanti, di spalle, un codino e un miccoli. Di viso, un dinoccolato unisex e due. Così preciso ed imperfetto che nessuno lo incastrava se non voleva ringraziava con un inchino da domatore le salutava e poi chiedeva e chiedeva o prendeva e come un messicano si allontanava. Al parco le donne profumano di profumo. Forse sono i fiori volanti. E dimmi quante maschere avrai regalami i trucchi che fai insegnami ad andare dovunque sarai sarò. E dimmi quante maschere avrò se mi riconoscerai dovunque sarò sarai. C'è una cita bionda che penzola sulla penultima curva. Non so come si è arrampicata fin lì, mani tremanti. Non fa ginnastica, sopravvive senza gridare aiuto. La aiuteranno a scendere quando calerà la luce. E il guanto fu rapito in una notte d'inchiostro da quel mistero chiamato amore da quell'amore che sembrava un mostro inutilmente due nude mani si protesero a trattenerlo il guanto era già nascosto dove nessuno può più vederlo il guanto era già lontano quanto nessuno può più saperlo. L'inferno si affaccia al primo giro, sulla prima salitina. Verrebbe voglia di stendersi sui fili verdi, si va avanti, perché cita è ancora lì. E il miccoli dondoleggia. E le due profumano di profumo. E sorpassi un codino. E unisex ghigna nervoso. Ci sono tre scalini sulla porta della galera e un diavolo che grida e un angelo che si dispera c’è gente senza cuore in giro per la città c’è gente senza cuore in giro per la città alcuni bruciano persone e cose solo per vedere che effetto fa.

martedì 18 maggio 2010

Anestesia

La mia amica Federica (3)

Ho sempre chiuso gli occhi. Una volta ho provato a tenerli aperti. Ma mi sembrava di essere dal dentista. E poi, dopo un attimo, sono scoppiata a ridere. Da allora ho deciso: sempre e solo a occhi chiusi. Perchè è un momento mio/nostro, di noi due. E comunque intimo. Personale. Privato. Per questo non mi piacciono quei manifesti. Perchè sono ipocriti. Ognuno baci chi vuole. O, per essere meno elegante, ognuno scopi chi vuole. Ma basta con questa tiritera densa di stereotipi e basta con questo "obbligo" del gay friendly, comunque e dovunque. Basta anche con l'equazione gay (o lesbica): quindi intelligente, creativo, di cultura, sensibile. Sì, conosco persone intelligenti, creative, di cultura e sensibili. Della metà di loro non so se siano gay (o lesbiche) o eterosessuali. E conosco pure persone cretine, arroganti, ignoranti, nonchè incidentalmente e indifferentemente anche gay o etero. Ho visto però esaltate persone o personalità, a volte perchè semplicemente gay. E i conoscenti/amici/colleghi/vicini di casa tutti pronti ad accodarsi. Per non turbarlo, per non essere etichettati come omofobi o fascisti. (Il teorema Balotelli vale sempre: guai insultarlo, anche se fa cazzate, se no si è razzisti). Ognuno di noi è adulto, questa nostra civiltà è adulta. Ognuno di noi deve essere rispettato per ciò che è non per chi ama. Perchè invece non restituiamo un po' di intimità alle nostre affettività? E non per "farlo" di nascosto. Ma per ridare ai nostri gesti il loro vero valore, con l'intensità e la dimensione privata che meritano. E se fossi io, con queste mie "provocazioni", ma anche con questa mia civiltà meno "patinata", il vero prodotto tipico friulano?

lunedì 17 maggio 2010

Massimo coerenza

Massimo Moratti: "Scudetto vinto contro tutto e tutti? All’Inter capita sempre".

Anche ieri, giovedì 13 maggio, festa della Beata Vergine Maria di Fatima, la Camera era vuota come una spiaggia a gennaio sotto un diluvio. Direte: non era un giorno lavorativo? Dipende dai lavori. Non avevano promesso che avrebbero lavorato anche il venerdì? Sì, però, dipende, insomma... Ma tiratevi su: i deputati non perderanno altre ore preziose per mettersi in coda all’unico sportello milanese che venderà gli ultimi biglietti per la finale di Champions.
Gli amici dell'Inter, infatti, non hanno avuto cuore di infliggere loro l'umiliazione di sentirsi come i comuni mortali. I parlamentari possono comprare i loro biglietti con comodo. All'Inter club di Montecitorio e di Palazzo Madama. Quale sia al momento la situazione l'abbiamo raccontato ieri. Dei ticket che aveva a disposizione, la società di Massimo Moratti ne ha distribuiti un migliaio alla curva dei fedelissimi, 9000 a una serie di agenzie che organizzano pacchetti completi, 5000 agli Inter Club che organizzano i voli. Se n'è infine tenuti 2000 da gestire direttamente. Tra i quali, a quanto pare, sarebbero quelli destinati agli amici degli Inter Club della Camera (presidente Francesco Colucci, deputato del Pdl e questore di Montecitorio) e del Senato, presidente Benedetto Adragna, Pd, lui pure questore a Palazzo Madama. In aggiunta a quelli riservati, si capisce, ai consiglieri comunali milanesi, ai consiglieri regionali, agli assessori, ai famigliari, ai portaborse...
GIAN ANTONIO STELLA

Arancio nero

Hanno sfilato legamenti, scucito fibre, svirgolato caviglie. Hanno resistito. Hanno sfiorato il cotone, piazzato fadeaway jumper, arrampicato palloni. Hanno chiuso con uno sdeng che fa un male non feroce. Hanno applaudito e reciproco. Sono stati una SQUADRA. Perché il capo, stavolta, non vendeva fumo. Lo sdeng è la conseguenza della SFIGA. Che ovviamente non esiste ma c'è. Il cronista non tifoso perché non l'ha mai fatto ha apprezzato non poco. Non s'è quasi mai annoiato. Ha sparato qualche trrripleee. Il cronista sordo con il culto della sconfitta riassume: è finita con uno sdeng che suona come swish.

sabato 15 maggio 2010

Tat-ta-tat-ta-tat-tara-tatà-twit

Centinaia di serate. Tutte uguali. Tutte alla stessa ora, dopo il tiggì. Inizio-fine, dieci minuti spaccati. Divano e poltrone verdi ramarro. Velluto attrito. Di sicuro l’ho visto fino all’ultima puntata, 1 gennaio 1977. Silenzio reale. Concentrazione feroce, come ai rigori di un mondiale. Cantavano, sketchavano, palieggiavano. Per adulti ma anche per bimbi. Per mandarli a dormire. 20.50, dai che inizia. 21, dai a nanna. Questi sono tanti, questo è il numerouno, questo è l'ultimo. Non guardo più la pubblicità. Ecché c'ho scritto?

D(h)on't sell my kisses