venerdì 30 aprile 2010

Crepi il Lupi

"Crepi il Lupi. No grazie". Ha detto più o meno una cosa così, hanno riso alcuni in mezzo ai microfoni. Poi ne ha detta un'altra: "Prima ha dato le dimissioni, poi le ha ritirate, poi forse, e poi le ha ridate". Parlava di Bocchino. Il politico. Maurizio Lupi, famiglia socialista, ciellino, ex diccì. Dalla periferia periferica di Milano, con il mito di Gianni Rivera, alla vicepresidenza della Camera (passando per il collegio di Merate prima della "porcata"). Corre, Lupi, eccome corre. La maratona. Si allena, raccontano, nei parchi di Milano. Ha corso quattro 42km a New York poco sopra le 4 ore, in una Stramilano ha pestato asfalto per 3 ore e 48 minuti.
E' vino? E' vita? E' calcio? E' incrocio? E' diversità? E' talento? E' canzone-storia? E' effetto Porto? No-no-no-no-no-no-no-no. E allora perché gabbianato? Perché oggi Lupi è corso a Udine, ha corso direzione viale Ledra, ha discorso al piano uno, sede nuova del Pdl (Fi+An=4sedi-3sedi/una segretaria in ufficio bunker senza finestre*incazzata al quadrato). Parla bene, non aggira, non tutto almeno, sembra (sembra) non berlusconizzato. Pensa ai cittadini, dice. Epperò non coglie il passaggio chiave. La restituzione del maltolto sulla scheda. Nome e cognome. Scelgo altrimenti vado al mare. Faccio vincere e perdere. Promuovo o detesto. Perché per la Nutella (o il frico, non cambia) devi arrampicarti geco, rischiare suture, infilare gessi. Una Nutella (frico) che dura cinque anni senza scadere, tantoppiù. Sarebbe bello che in tante belle parole e bei progetti e bella giornata qui a Udine Lupi avesse detto più chiaramente che i parlamentari autoriproducenti sono un po' sfigati. Ecco, solo questo. Un po' sfigati.

giovedì 29 aprile 2010

Terruar

Stavolta ero con l'inviato. Non un cazzullo qualsiasi. Allora ho cazzulleggiato e l'ho fatto raccontare. Mirabile. Mi ha evitato di perdere la testa per i particolari. "De importans ov de abbinaments" la stavo quasi dimenticando. Avendo più anni di lui posso citare in aggiunta solo lo schema dei produttori, il classico Sistema sembrava a una prima impressione, prima di capire (dalla tribuna stampa) che invece era un'evoluzione, dovuta a un fuoriclasse. Lì in mezzo, a un certo punto, ha preso palla Hidegkuti. E non l'ha mollata più. Ci fosse stato Giuan Brera fu Carlo l'avrebbe spiegato al rosso (un Terrano, INDISCUTIBILMENTE). Che altro? Ospiti di gente unica. Da domani non più.

mercoledì 28 aprile 2010

Cita

Quindi facendo finta
che non sai parlare
ti metti un dito in bocca, l'anulare.
Dirigi una quinta qualsiasi
sposti tre vasi come le tre carte
mi metti a parte di una confidenza
senza vocali e senza consonanti
tiri con gli occhi chiusi sull'atlante
l'indice come un pulsante
accende una nazione in cui mi sa
che a quest'ora è notte piena o molto nuvoloso
pieghi la schiena
cali il tuo sipario di capelli
sopra l'armamentario voluttuario
quindi ti sollevi in mulinelli
dall'indaco e il blu di Prussia profondissimi.
Ti rilassi bussando
tristemente assorta sopra una porta
che non c'è per niente la spingi che era aperta
mi racconti come un capogiro
i fatti i posti pieni di respiro
mi presenti un regalo
ed attraverso ci vedo
le tue mani contenenti
lo scarti prima sciogli
questi fiocchetti inestricabili
ti imbrogli e fai cadere e credere
in un danno incalcolabile e l'aria vulnerabile raccogli
incolli l'invisibile
e d'improvviso scrolli in gocce questa scena
fai la feroce coi baffi che non hai da puma
sulle guance gonfiate fai la precoce.
Che scarica un gran volume
d'indolenza incendiaria
quindi sei l'avversaria di un arioso colosso pugilatore
poi mormori indecenze
senza parole a un confessore
lo respingi in sequenza d'inseguimento
infili il balcone ti scansi di lato
fai la ricognizione
se ha fatto centro il precipitato.
Rientri con cavalli fragorosi e salti di delfini
tra marosi.

martedì 27 aprile 2010

Appunti/o

I sacchi della posta tuonano on the ear. Le scarpe con i lacci o senza, sta finendo. Ticchettato la punta della Chile 62 da cinque minuti. Sei in terza fila. Pescetto chiesto a ragazza-che-sorride-ed-è-un-miracolo con salato sulle labbra. Codina (del pesce sennò dicono che non capiscono) lasciata nel piatto solo per la foto, solita estetica. Ti hanno citato e te la tiri. E' un pescetto, tu sei acciuga. Valentina, ambidestra, passa a sorride. Lei di default. Poi arriva il Maestro. Mandi Pecile. Genio. Capisco perché sto bene solo pensando. Perché poi ticchetto con le dita.

lunedì 26 aprile 2010

La bellezza riunita

Estetica

Qui

L'orologio spesso dimenticato. Otto kleenex compattati. Penna incastrata. Registratorino d'assalto. Palline di ciungam. Polase da carenza. Il Piccolo. Lampada che fa un inchino. O s'annusa i piedi. Casse non usate, auricolare al 37' del secondo tempo. Moleskine unta da tocchi di dita. Fili con infradito Usb. Libro Paolo Sorrentino Hanno tutti ragione, grazie Chicca. Figurina di Pirlo. Blocchetto. Penna non incastrata. Piccì. Diccì. Pci Psi Pli Pri Dc Dc Dc Dc Cazzaniga avvocato Agnelli Umberto Agnelli Susanna Agnelli Monti Pirelli dribla Causio che passa a Tardelli. Destra. 500 d'esordio. Calendario con scritto "delegazione polacca", alle spalle olè. Finestra. Sinistra. Tivvù piatta. Compact classic zeppo di imperfezioni. Ciddì diversi. Frontale. Borsellino Vinitaly. Panca. Stepper. Terra. Fogli. Argilla. Cielo. Palla di luce.

sabato 24 aprile 2010

D-R

Cosa vedi all'orizzonte? Le Ande.

Seven

Ecco adesso, la prospettiva. Hanno cercato di farsi lucertola scodinzolando il collo. Si sono allungati oltre lo spazio-tenda che li ripara dalla cacca-piccioni, si sono stirati come nemmeno l'avambraccio disegnato da E. C. Segar, hanno aspirato ossigeno-carotene, sentito sassolini nei piedi, avvistato alghe, ascoltato venditori di cocco, Africa, vitamine, cocco, cocco bello, cocco fresco, cocco di maaamma. E' durato sette minuti finché si sono svegliati perché l'altoparlante ha rimbalzato che si era persa una bimba di anni nove di nome Hanne, austriaca, secchiello mezzo pieno, e allora la cacca-piccioni ha smesso di mirarli, gli occhialoni tintamista si sono convessati, i sassolini si sono fatti pedule, hanno ribaltato le fossette all'ingiù, l'ombelico si è ritrovato cotone. La barista appena uscita-brioche sostiene di aver sentito un grido.
La fotografia click. E' comparsa la metallizzata. Il bambino vestito da antico con un cappello a tese. La mamma dalle calze vulva. Il gilet a rombi. La barba gillette. Il pantalone turca. Verde. Blu. La brioche è calata sul tavolo, lo scontrino è volato via nell'infilarsi un golfino, mani bloccate. La fotografia si è rimossa.

venerdì 23 aprile 2010

Côtes du Rhône

Il nero ha scosso la testa, il nero ha agitato il dito tipo joystick, videogioco Olimpiadi anni Ottanta, op-op-op-là. 1080 punti. Ricerca di spazio da perdenti. La squadra vince ma loro non segnano. Cambiare casacca, via via via, andiamo via. Uno ha Rajola, l'altro Bocchino. Il nero è un talento che non sboccia, il nero è uno bocciato. Due neri. Meglio se francesi.

sabato 17 aprile 2010

Zone alte

La Maddalena va alla grandissima. Taglietto da 1 euro e patatine calde, sorriso di Valentina al banco, movimento rapido, nessun lato debole, ambidestra. La prima fila, tipo quelli cui lanci l'acqua ai concerti e invece infilano calici tra le dita. La seconda fila più timida ma non impaziente. La terza scivola via affilandosi acciuga. Ai tavoli, di solito in quattro, non è poker ma calcio parlato. Un po' più alto del bar sport quando gli spiego del flipper. E' adesso, nel momento, in testa alla classifica. Susi a parte. Lei fa un altro campionato. Bene il Glass, zona Uefa causa sorrisi contenuti. Sfida con i suoi vetri il Cappello. Ce l'ha davanti, lo rispetta senza temerlo. Lì meglio il rosso, più adeguato ai triangolini. Ci sono anche delle rinascite, tipo baretto di fronte Casa Cavazzini, lavori in corso fronte-retro ma non manca molto. Al baretto. E c'è Tiziana che lascia Chiasiellis e sbarca zona Università, bar sfigato sin qui-progetto ambizioso. In attesa di capire.

venerdì 16 aprile 2010

I am di Feagne

Donald J. P. Ziraldo e la sua bottiglia. I'm di Feagne e l'Icewine. Non un imprenditore, un creatore. E la bottiglia snella, alta, allungata, a un certo punto l'ho vista flettersi e ricomporsi, annodarsi e stendersi, inarcarsi e ritornare all'orizzonte ribaltato su sé stessa. Non sentivo profumi, raffreddore. Ma i sapori sì. Non un vino, un incrocio di sensazioni. Un tipo misto. Sautern ho detto per aggrapparmi al già noto, un tentativo di accostamento, per non perdersi nel labirinto. Ma il suggerimento è trovarlo, osservarlo e assaggiarlo. Per capire. Perché non si può raccontare, non stavolta. La parola non trasmette i sensi, non quelli di ieri sera, in un posto sublime, con Donald J. P. Ziraldo che accostava friulano e english in una mezcla misteriosa. Canadese a Feagne. E una bottiglia nel non-spazio. Adesso ce ne sono cinquemilanovecentonovantanove.


"I am proud to present this vintage of Riesling Icewine under the Ziraldo label. Canada and Icewine are synonymous. The Niagara Peninsula’s unique climate provides the ideal conditions to ripen the fruit. The cold winters naturally freeze the water in the berries to yield an exquisite balance of fruit, acid and an extraordinary array of flavors which results in this fine wine, often called “liquid gold”.
The secret to great Icewine is the ideal balance between the intense sweetness and the inherent high acidity from the cool climate region of Niagara. These Riesling grapes, naturally frozen on the vine, were harvested during the middle of the night and pressed in the extreme cold to separate the juice from the ice crystals, followed by fermentation in a special yeast for many months. This remarkable process concentrates the sugar and acids - intensifying the aromatic flavours in the berries. The aromas are reminiscent of white and tropical fruits, with overtones of peach nectar and mango. To ensure that this Icewine achieved the highest quality, I asked Karl Kaiser to supervise its final vinification. Ziraldo Icewine is an expression of the unique terroir of the Niagara Peninsula and is true expression of this unique Canadian icon. You can learn more about Icewine and pairing it with food in my book ‘Icewine: Extreme Winemaking’".
Donald J. P. Ziraldo

giovedì 15 aprile 2010

Avanti anche loro

storia della tivvù

Rai mondo

C'erano solo due tivvù. Nel senso che c'era un unico parallelepipedo ma ti dovevi alzare clikkavi il tasto di sinistra oppure quello di destra. Rai 1. Rai 2. Sabato sera, dalla nonna. Lo guardavi sempre. Bambino indietro ma già avanti. Lui avanti 50 anni. Infatti se ne è andato 10 anni prima della scadenza. Quindi avanti ancora altri 10. Contorto, ma hai fatto il Marinelli. Egle. Sembrava tutto, sembrava il massimo. Aveva reso il varietà uno spazio non-noioso. Era bianco e nero. Ovvio. Uno dei primo 10, forse tra i primi 5 della mia vita. Perché sono abbastanza avanti nei numeri ma molto avanti nella preveggenza. Da bambino, non adesso che è tutto più facile. Il solito delirio per scrivere che sono dispiaciuto. E scrivo con una certa emozione.
Non parlo di-con Tognazzi. Lì avanti 100 anni. Perdo i conti. Salto temporale. E' venuto Pressing. Lui e Sivori. Prima volta che si parlava di foot-ball con una certa leggerezza. Imperdibile. Nel suo grande, un gigante.

mercoledì 14 aprile 2010

lunedì 12 aprile 2010

Change your life

Lo fredda, lo avvolge, lo estrae, lo appiana, lo legge, lo svolta, lo scruta, lo stappa, lo inclina, lo versa, lo rivolta, lo olfatta, lo avvicina, lo allabbra, lo degusta. Lo capisce.

domenica 11 aprile 2010

Mani ipocrite

uè ciao, tutto bene?, sì tutto bene?, tu bene?, sì bene, bene, bene.

Numero uno

Alla presentazione ha sfoggiato col sorriso la sua nuova maglia da portiere con il numero trentacinque e il suo cognome: Merda. Lukasz Merda, 29 anni, gioca nel KS Cracovia, Polonia.

sabato 10 aprile 2010

Bis Pus underground

Ho rivisto al piano di sopra, nel senso letterale che ho dovuto alzare il collo, l'autore di Pus underground. Lui mi ha visto cambiato (perché?), io l'ho visto ancora come l'autore di Pus underground (17 gennaio, in realtà era il 16). Mi ha chiamato, dall'alto del suo piano, in pieno centro, "gabbianone". E ho capito chi me l'avesse chiesto, giorni fa. Solito ma insolito pranzo con insalatona in insolito bar gestito di nuovo. A un certo punto è arrivata anche l'insolita ragazza dell'insolito scrittore normale. Scenetta deliziosa, come altro. Molto. Altro. Rinnovo l'invito a leggere. Pus underground.

martedì 6 aprile 2010

Mas sì

Ne ha Messi quattro. Prima il suo classico sinistrorso accentrandosi, patapam, poi di destro arrivando come Holly from nowhere, sdeng, poi ancora dipingendo un arco, spfff, un tiretto, un sinistrino di yoghurt, capolavoro non rende il tutto. Nel secondo tempo, gli inglesi erano stramazzati, ha infilato il quarto, irridente, radente, szack, sotto le gambe di Almunia, portiere di Pamplona, di Iruña in basco, poker. Ho rivisto Maradona. Ma era più veloce. Un uragano gentile, il flipper stavolta non funzionava. Era tutto così lineare, non un caso, una sentenza. Il mago ne ha Messi quattro. Quattro in un quarto di finale, sotto 0-1, con una certa pressione. Gli sono bastati tre minuti per recuperare serenità. Ha creato un gol spaziale, sarebbe bastato quello. Invece no. Due, tre, quattro. "El mundo a sus pies", titola Marca. Segna sempre lui. Ma stavolta è andato oltre. Stavolta era Maradona. Ma di più.

sabato 3 aprile 2010

Vola via

Era un cronista di talento. Se ne andò da quel posto in paradiso di giornalista di punta della Gazzetta inventandosi un’intervista a Zico. Una follia. Perché lo fece? Il Galinho arrivò al Processo di Biscardi e lo sbugiardò in diretta con conseguenti farfugliamenti. Il giorno dopo, a Udine, non si parlava d’altro. Ma fu un regalo alla tv. In quelle private non berlusconiane aggiungeva una perla all’altra. Miracoli. La tv la cambiò come, in altro campo, fece Funari. Dominò al Processo. Portò il bar Sport alla massa, lo esportò alle donne, lo elevò a verità. Nell’Appello del Martedì svelò Herrera e inventò Mughini. Poi tirò fuori il pendolino, perno cabalistico su cui girarono varie domeniche altrimenti invernali. Lo insultavano ma lo guardavano. Vestiva giacche improbabili, il gilet sempre fuori tempo, ultimamente indossava una sciarpa al collo come coperta di Linus. Capiva di calcio. Ma capiva soprattutto di chi delira per il calcio. Quando inventò pure le bombe, per anni sembrarono vere. Ne tirava così tante che qualcuna colpiva il bersaglio, altro che Tuttosport. Declinò a Controcampo, non per colpa sua. Nel suo grande, un genio.

venerdì 2 aprile 2010

Eight wonder

Troppa serietà (il Pd?) in questi giorni. Un bel pesce d'Aprile ottimamente riportato sul quotidiano locale. Mi hanno chiesto: ma c'è una personaggia famosa che ti piace? Sì, mi sono innamorato una volta di una. Avevo il poster in camera, per anni, prima che un pittore da 500mila lire tutta la casa mi obbligasse a staccare le puntine. Era lei. Una dei quattro.