lunedì 25 gennaio 2010

Vergogneve

Hanno vinto ancora, e vabbè. Ma hanno la faccia come il culo. Il biondino spelato è un fenomeno, un motorino con le pile appena scartate, corre, imposta, tira, una furia. Ma applaude e sbaglia, rosso solare, di che cosa parliamo? Dove lo spazio di una protesta? Dove l'originalità di un botta e risposta? Rosso SOLARE. Poi c'è pure un rigore possibile, minimo, da dibattito. Infine un altro che non c'è ma il nero lo dà perché ci sta di sbagliare. In fondo, ha sbagliato solo quello. E quelli, facce come il culo, scimmiottano gli antipatici che vincevano, senza saperlo fare. Con un'arroganza scomposta, un'ironia greve, autossimoro, forti ma grezzi, superiori ma contro le macerie, fintamente smemorati su millanta regalini e regaloni, sul mani visto e quello no. Vergogneve, dissero un giorno i padovani. Ecco, il senso è quello.

sabato 23 gennaio 2010

E come l'uccello che è in volo

E alla fine, unico bis, spuntò un inedito. Amarognolo, di testo inequivocabilmente degregoriano, anche se scritto a quattro mani, Lucio e Francesco insieme: segno che la vecchia coppia si è finalmente riacchiappata, durante le prove del Dalla-De Gregori 2010 Work in Progress, che ieri al Vox di Nonantola, nel gelo della Bassa Modenese, ha avuto breve e affettuosa benedizione per 1.500 fanatici&colleghi (da Carboni ad Antonacci e Ligabue) arrivati da dovunque pur di non perdersi la reunion di due vecchi amici e poi ex indifferenti, per via anche di scelte di vita diverse. Ce le ricorda la presenza qui di Bobo Craxi in quanto amico di Dalla, e quella di Franceschini che è andato a salutare Francesco. La storia poi ha rimescolato le carte, si può nuovamente cantare insieme: dopo, si vedrà.
Trent’anni fa, D&D avevano riaperto la stagione dei concerti di massa con Banana Republic, dopo gli assalti ai palchi per la musica gratuita che avevano fatto mortaretti, feriti e petardi. Quella stagione è rimasta nella memoria di chi della memoria conserva il vizio: gli altri, niente. Infatti è una serata non proprio popolata di ragazzetti, malgrado Banana Republic appaia ancora, almeno a interrogare i più consapevoli, un marchio fortissimo. L’inedito, è come lo sfizioso dessert dopo un pranzo di poche ma eccellenti portate. Grandi hit rivisitati, rock tirato, ballate: vetrina di una magnifica stagione della canzone d’autore italiana ancora imprescindibile. Ma è dessert senza zucchero, venato di sarcasmo, Non basta saper cantare. Ecco «Un orso che balla e una scimmia che suona/ e c’è sempre uno stupido che si ferma ad ascoltare/ma una canzone non basta/e non basta saper cantare». Sembra il requiem definitivo alle speranze della musica popolare, quella che voleva cambiare il mondo, o almeno ambiva a far cultura: stagione finita infatti nei libri di scuola (ma il mondo ha smesso di studiare).
Eppure c’è forte vitalità, sul palco del ruspante Vox. De Gregori con la papalina di lana, Lucio in completo, con la band per metà di musicisti di Dalla, e per metà di quelli di De Gregori (Iskra Menarini è lì). Malgrado l’amarognolo, si vede la voglia di rimettersi in gioco; si mescolano repertori orgogliosi, l’atmosfera è di raro amalgama e carisma. Il mix, va detto, è di quelli che capitano una volta ogni tanto (e infatti...). In trent’anni di separazione, uno è per così dire diventato biondo, l’altro un po’ calvo. Aprono con Over the Rainbow, Dalla al clarinetto e De Gregori all’armonica; e poi s’infilano in Ma come fanno i marinai, deliziosa e autobiografica canzone, unico accenno a Banana Republic. Finita lì, e poi Ron non c’è mica più. Si alternano i brani, li scambiano. E’ una sfida di numeri uno. Di Dalla Canzone, Anna e Marco, L’anno che verrà, Com’è profondo il mare, Piazza Grande; di De Gregori la meno frequentata I Matti (1987), una tiratissima Agnello di Dio, una scarnificata I Muscoli del Capitano, dall’immenso Titanic, Buonanotte Fiorellino in shiffle, e Viva l’Italia: un manifesto d’epoca, un’Italia sognata e poi annegata nel sogno di diverso successo di uno che si chiama Berlusconi. C’è anche Santa Lucia, che i due cantarono insieme il 24 giugno a Solferino, commemorando la battaglia: tutto è ripartito da lì, «da questa canzone che gli invidio così tanto» come dice Dalla, nell’unico breve interludio non musicale. Dopo il successone e la conferma che si può ancora fare, concerti di maggio attendono il Work in progress tour (questo sarà uno dei benemeriti eventi dell’estate live 2010) e i lavori in corso porteranno «inevitabilmente a un disco» aggiungono loro.
Marinella Venegoni

domenica 17 gennaio 2010

Pus underground

Stramba mezz'ora in una non vista biblioteca con gente viva, la solita prevenuta, il solito artista, l'insolito scrittore normale, l'insolita ragazza dello scrittore normale. In più, sorpresona, il credente in alieni, convinto, scolpito, sentenziante. Molto, molto curioso. Stramberia piena di cose. Non necessariamente scovate per tre precedenti calici di pinot nero francese.

lunedì 4 gennaio 2010

Scrivi, scrivi. Mi fido

Aggiunti persone a personaggi. Manca solo lui. Distanze sempre più ridotte, loro molto secchi-io pure. Qualche inevitabile delusione da "fammi leggere", di Cacciari ce n'è uno. Sintetizza: puttanate.

venerdì 1 gennaio 2010

Il doppio, la metà

20 a 10, sembra una partita di pallamano, un primo quarto da chiamare time-out, un ping pong liscio liscio, puoi anche cercare l'anticipo di rovescio lungo linea, un colpo che viene mai (quasi), il colpo McEnroe. E' un anno doppio di quello precedente, non deve essere solo un gioco di numeri. Doppio anche nel senso di correre la metà, perché corri troppo e non assapori. Sapore, profumo che non senti da tempo, senso letterale ahimé, colore, parole sempre parole. Appena ripreso, con più voglia del previsto.
Con Bruno? Benone. Con la polemica? Sempre. Con il capodanno? Solito. Con ieri? Pieno. Il domani? Domani domani
domani non arriva mai
domani domani mai...
Domani domani
questo domani non c'è mai
domani domani mai...