mercoledì 16 giugno 2010

Cestino

Cos’è che sottrae l’emozione davanti/prima di un pezzo? E’ il tempo accorciato dall’ormai consueta semplicità? Il pezzo. Computer spento, mi esce già dalle orecchie, dalle dita, dal naso. Non ha anima. Non ha attesa. Lo finirò. Uscirà. E’ un problema di contenuto? E’ che se scrivi di B. non è come se avessi scritto di B.+C.? Se avessi scritto vent’anni fa, l’emozione si sarebbe fatta anima?
No, non so proprio se riuscirò a finirlo: perché non accade, perché non può più accadere? Devo regredire la barba? Fare il Beamon rattrappito? Il Messner su un cavalcavia con la bombola? O non stappare alcunché, massimo una Sprite? Perché se tutto scorre, non c’è attrito? Perché se tutto sai, non ti diverti? Perché devo scrivere inutilità per annoiati spesso/limite al sempre?
Chi mi ridà un’ipotesi di ansia davanti alla carta? Una serata fumosa, un sabato col re della “porcata”, un doppio supplementare “in and out” muoviti/muoviti si chiude, scrivi, manda, click? Quando la sintesi era “un balzo da poster”. Una taglia per quel "chi". Restituitemi cinque secondi da "non so se riuscirò a finirlo". Proverò con la Sprite.

3 commenti:

  1. L'abitudine sottrae l'emozione; o forse la ripetitività di un'Italia che non sa uscire dal pantano.
    A volte serve sentire il vento. Dove c'è.

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  2. A volte sì. Ma quando stappi una Sprite non è bora.

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  3. sììììì, sìììììì...questo è giornalismo...ovvero cos a c'è dietro al giornalismo...xkè a volte c'è poeticamente, o banalmente, anche una sprite...

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