Ecco adesso, la prospettiva. Hanno cercato di farsi lucertola scodinzolando il collo. Si sono allungati oltre lo spazio-tenda che li ripara dalla cacca-piccioni, si sono stirati come nemmeno l'avambraccio disegnato da E. C. Segar, hanno aspirato ossigeno-carotene, sentito sassolini nei piedi, avvistato alghe, ascoltato venditori di cocco, Africa, vitamine, cocco, cocco bello, cocco fresco, cocco di maaamma. E' durato sette minuti finché si sono svegliati perché l'altoparlante ha rimbalzato che si era persa una bimba di anni nove di nome Hanne, austriaca, secchiello mezzo pieno, e allora la cacca-piccioni ha smesso di mirarli, gli occhialoni tintamista si sono convessati, i sassolini si sono fatti pedule, hanno ribaltato le fossette all'ingiù, l'ombelico si è ritrovato cotone. La barista appena uscita-brioche sostiene di aver sentito un grido.
La fotografia click. E' comparsa la metallizzata. Il bambino vestito da antico con un cappello a tese. La mamma dalle calze vulva. Il gilet a rombi. La barba gillette. Il pantalone turca. Verde. Blu. La brioche è calata sul tavolo, lo scontrino è volato via nell'infilarsi un golfino, mani bloccate. La fotografia si è rimossa.
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