"Scassinarmi da me per entrarmi di giorno in sogno e vedere com'è che mi muovo che cuocio un uovo e svogliare cari orari miei non toccare lei Corro solo e oserei defluire a segreti greti e irretirmi curioso nel buon uso del sosia iosa e goloso di dolcezza mia derubarmi La lacrima sta come arancia nell'aranceto delle guance sfila si snoda da indossatrice dentro l'abito da sera della mia cera Con marina ironia paturnie notturne e ormeggi sogno un mio volteggio umano da gabbianone"
martedì 27 aprile 2010
Appunti/o
I sacchi della posta tuonano on the ear. Le scarpe con i lacci o senza, sta finendo. Ticchettato la punta della Chile 62 da cinque minuti. Sei in terza fila. Pescetto chiesto a ragazza-che-sorride-ed-è-un-miracolo con salato sulle labbra. Codina (del pesce sennò dicono che non capiscono) lasciata nel piatto solo per la foto, solita estetica. Ti hanno citato e te la tiri. E' un pescetto, tu sei acciuga. Valentina, ambidestra, passa a sorride. Lei di default. Poi arriva il Maestro. Mandi Pecile. Genio. Capisco perché sto bene solo pensando. Perché poi ticchetto con le dita.
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