"Scassinarmi da me per entrarmi di giorno in sogno e vedere com'è che mi muovo che cuocio un uovo e svogliare cari orari miei non toccare lei Corro solo e oserei defluire a segreti greti e irretirmi curioso nel buon uso del sosia iosa e goloso di dolcezza mia derubarmi La lacrima sta come arancia nell'aranceto delle guance sfila si snoda da indossatrice dentro l'abito da sera della mia cera Con marina ironia paturnie notturne e ormeggi sogno un mio volteggio umano da gabbianone"
lunedì 17 maggio 2010
Arancio nero
Hanno sfilato legamenti, scucito fibre, svirgolato caviglie. Hanno resistito. Hanno sfiorato il cotone, piazzato fadeaway jumper, arrampicato palloni. Hanno chiuso con uno sdeng che fa un male non feroce. Hanno applaudito e reciproco. Sono stati una SQUADRA. Perché il capo, stavolta, non vendeva fumo. Lo sdeng è la conseguenza della SFIGA. Che ovviamente non esiste ma c'è. Il cronista non tifoso perché non l'ha mai fatto ha apprezzato non poco. Non s'è quasi mai annoiato. Ha sparato qualche trrripleee. Il cronista sordo con il culto della sconfitta riassume: è finita con uno sdeng che suona come swish.
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