"Scassinarmi da me per entrarmi di giorno in sogno e vedere com'è che mi muovo che cuocio un uovo e svogliare cari orari miei non toccare lei Corro solo e oserei defluire a segreti greti e irretirmi curioso nel buon uso del sosia iosa e goloso di dolcezza mia derubarmi La lacrima sta come arancia nell'aranceto delle guance sfila si snoda da indossatrice dentro l'abito da sera della mia cera Con marina ironia paturnie notturne e ormeggi sogno un mio volteggio umano da gabbianone"
martedì 20 luglio 2010
Spruzzi
All'ora dell'aperivo, lì dove c'è il nome "della zia", non hanno spruzzato. Stranezze. Perché a pranzo, millanta altre volte, spruzzavano. Perché non è che se il cronista dice lì spruzzano poi non spruzzano. Bollicine educate, un San Daniele morbido, arrotolato. Corso fiume, poi corso Marsala, corso di corsa. E idea di uno stretto di ritorno, non necessariamente di corsa. Ma.
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