"Scassinarmi da me per entrarmi di giorno in sogno e vedere com'è che mi muovo che cuocio un uovo e svogliare cari orari miei non toccare lei Corro solo e oserei defluire a segreti greti e irretirmi curioso nel buon uso del sosia iosa e goloso di dolcezza mia derubarmi La lacrima sta come arancia nell'aranceto delle guance sfila si snoda da indossatrice dentro l'abito da sera della mia cera Con marina ironia paturnie notturne e ormeggi sogno un mio volteggio umano da gabbianone"
giovedì 22 luglio 2010
Imbuti
Dal mio ufficio non vedi solo quelli che entrano dentro ma pure quelli che passano davanti. Prospettive. Arrivare da destra o da sinistra è una scelta filosofica, un po' come girare in senso orario o antiorario al parco del Cormor. Immagina, con la padrona di casa dietro il bancone alle spalle, un imbuto con il cono stretto verso destra. Da una parte escono polifemi, dall'altra giocatorini del Subbuteo. Sono tipi misti, evasori seriali, attempate senza reggiseno, mogli con mariti, mariti senza mogli, commesse con figli appena nati con troppi capelli, biciclette 10hp, barboncini nani, un giorno ho visto un coniglio, tatuaggi tendenza, equivoci amici, mascalzoni, banchisti, studenti volanti, ripetenti, ripetuti, ginnaste, alieni. A volta arriva anche una zingara. La vedo sempre da destra e non passa, nel senso non attraversa tutta la strada, si ferma, siede, beve. Presenza di rottura, fine dello scorrere lento nell'imbuto, musica. Come quella volta che il Duca poté ricantarla.
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geniale...ovvio...:D
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