"Scassinarmi da me per entrarmi di giorno in sogno e vedere com'è che mi muovo che cuocio un uovo e svogliare cari orari miei non toccare lei Corro solo e oserei defluire a segreti greti e irretirmi curioso nel buon uso del sosia iosa e goloso di dolcezza mia derubarmi La lacrima sta come arancia nell'aranceto delle guance sfila si snoda da indossatrice dentro l'abito da sera della mia cera Con marina ironia paturnie notturne e ormeggi sogno un mio volteggio umano da gabbianone"
martedì 27 luglio 2010
Passeggiangio
Il Giangio è senza tempo, noto. Non ci si accorge che passa, scorre, si esaurisce. Una sospensione, un congelamento direbbero i titolisti del non capito. Ci sono Gian e Gio, complementari anche in assenza. Lei per lui, lui per tutti, passepartout per i sorrisi, sempre con la maglia esterna, oggi anche la A&F grigia. Vintage. Benessere per il benessere, braghette ovunque, cellulari aperti. Entrano vamp, finte vamp, ipotesi di vamp. Femme fatale dice Wiki. La sera parcheggiano tamarri articolati, ma lo fanno con leggerezza, sospesi anche loro. Del resto al Giangio piaci con la faccia così scura, così strana, così scura.
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con la roggia che scorre a un passo dalla sospensione. essa stessa sospesa. cionondimeno, diremmo.
RispondiEliminae un aperol che schizza sui vestiti (cit).
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