"Scassinarmi da me per entrarmi di giorno in sogno e vedere com'è che mi muovo che cuocio un uovo e svogliare cari orari miei non toccare lei Corro solo e oserei defluire a segreti greti e irretirmi curioso nel buon uso del sosia iosa e goloso di dolcezza mia derubarmi La lacrima sta come arancia nell'aranceto delle guance sfila si snoda da indossatrice dentro l'abito da sera della mia cera Con marina ironia paturnie notturne e ormeggi sogno un mio volteggio umano da gabbianone"
giovedì 4 febbraio 2010
Faccia già scritta
Ho sempre pensato, detto, scritto, discusso, argomentato che l'allenatore non smuove il flipper. Non può. Però l'allenatore deve avere una faccia, un gesticolare, un intuito, un momento. Deve far entrare Kulovic al momento giusto. Deve pilotare gli omini stanchi e sperduti, a-ossigenati, non verso la bandierina ma quasi, non verso il cross ma forse, il pallone congelato sotto la suola, perdere tempo ma non troppo. Lo ha fatto al meglio lui. Inarrivabile. Ma allenatori vincenti sono anche il grigio, quello che chiede 5 milioni, zerotituli e, indietro, arrighe. L'allenatore perdente ha tutto scritto in faccia. Sai che non ce la può fare già quando si stringono le stringhe. Gli vengono i tic quando dovrebbe inventarsi una carambola.
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