"Scassinarmi da me per entrarmi di giorno in sogno e vedere com'è che mi muovo che cuocio un uovo e svogliare cari orari miei non toccare lei Corro solo e oserei defluire a segreti greti e irretirmi curioso nel buon uso del sosia iosa e goloso di dolcezza mia derubarmi La lacrima sta come arancia nell'aranceto delle guance sfila si snoda da indossatrice dentro l'abito da sera della mia cera Con marina ironia paturnie notturne e ormeggi sogno un mio volteggio umano da gabbianone"
domenica 21 febbraio 2010
Taglia il vento
Ho visto un arbitro che ha dipinto un capolavoro scolastico. Bravo, che altro si può dire. I pensatori ambulanti delle tivvù, mani nei capelli, aggrovigliati nel luogo comune del "gli è sfuggita di mano". Maddai. Ma smettetela, ignoranti del rettangolo, diminuiti della psiche, arlecchini dell'1-2-3. Taglia il vento ha visto TUTTO. Perfettamente. Regolamentare. Supremo il giallo al Camerun. Gli è mancato forse un gialletto prima, un "vai via di qua Pagliaccio" all'esteta. Dettagli. Direzione alla Agnolin senza "ti faccio un mazzo così". Grazie dal solo sport esistente.
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