"Scassinarmi da me per entrarmi di giorno in sogno e vedere com'è che mi muovo che cuocio un uovo e svogliare cari orari miei non toccare lei Corro solo e oserei defluire a segreti greti e irretirmi curioso nel buon uso del sosia iosa e goloso di dolcezza mia derubarmi La lacrima sta come arancia nell'aranceto delle guance sfila si snoda da indossatrice dentro l'abito da sera della mia cera Con marina ironia paturnie notturne e ormeggi sogno un mio volteggio umano da gabbianone"
domenica 14 febbraio 2010
Togli la protezione
Ci fregano dappertutto. E' un Paese di merda, una lotta tra ladri e ladri, un rincorrere il denaro oltre il denaro, la mignotta anche se sei impotente. Potere. Fanno sembrare simpatico Di Pietro. Di Pietro. Dai telefonini agli appalti. E' tutto fuori regola. Fuori controllo. Fuori tempo. La morale è sabbia. Mangiano, bevono, scopano. Come tutti. Ma è il pubblico contro il privato. Il protetto contro il rischio. La sinistra contro la destra. Sono così di sinistra che al grado 181 sono di destra. E' inevitabile. Non rubo, non voglio rubare. Non mi interessa. Non se non sono costretto. Quoque tu, eroe. Avresti vinto a mani basse, ti sei rovinato. Corrotti come vent'anni fa. Ghiaccio sul futuro. Ma bastava, nel piccolo, guardare quelli di oggi. Conoscerli dal 2002. Vedere i giochetti. Verificare che non li puoi denunciare. Altalena che non si muove. Ora l'uno, poi l'altro. Inciuci perpetui, la perpetua che scappa, la setta in Sardegna. Molte cose nascono da bambino, il resto è scalata denaro potere. Il potere che cambia. Non può essere altrimenti. O forse sì. Non rubo.
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