Il gabbianone
"Scassinarmi da me per entrarmi di giorno in sogno e vedere com'è che mi muovo che cuocio un uovo e svogliare cari orari miei non toccare lei Corro solo e oserei defluire a segreti greti e irretirmi curioso nel buon uso del sosia iosa e goloso di dolcezza mia derubarmi La lacrima sta come arancia nell'aranceto delle guance sfila si snoda da indossatrice dentro l'abito da sera della mia cera Con marina ironia paturnie notturne e ormeggi sogno un mio volteggio umano da gabbianone"
giovedì 12 agosto 2010
domenica 8 agosto 2010
mercoledì 4 agosto 2010
Magata
L'ha fatto, era orgoglio. Ci ha pensato notte e giorno, ha citato Emily Rose, ha telefonato al mago Oronzo, quando c'è riuscito aveva il ghigno dei giorni giusti. L'ha tolta, adesso la faccina-sole non c'è più, stava annidata in sms/visualizza cartella/messaggi push WAP. Più o meno "Le mie carceri". Sostiene, a giochi fatti, di poterla far comparire e sparire. Mah. Però lo segnalo e lo ringrazio, come annunciato. Ma un po' mi manca, la faccina. Era il sole che mi ha fatto, oggi, aragosta.
domenica 1 agosto 2010
Sfinito
Sarà il cognome. L’altro si chiama Berlusconi, lui si chiama Fini. Come gli autogrill dove mangi la verdura di plastica. Oppure sarà la sfiga: rosso o nero, pari o dispari, roma o lazio, sempre sbagliato. Fosse un pugile il Perdente Maximo andrebbe k.o. anche con Alì. Quello di oggi. Fosse un calciatore sbaglierebbe un rigore a porta vuota. Tirasse freccette colpirebbe un piccione. Gli è andata male anche quando è nato: da Erminia e Argenio avrebbe potuto saltare fuori un un Erminio, un Armenio, un Argonauta. Niente, l’hanno chiamato Gianfranco.
La scuola non l’ha aiutato: istituto magistrale Bassi. E nemmeno la moglie, la prima: si chiama Di Sotto. Ora se hai fatto la Bassi e sei Fini in Di Sotto non è che puoi sperare di azzeccare un numero su trentasei. Ma il rosso e il nero, almeno una volta?
Un giorno va al cinema a vedere Berretti verdi, i rossi lo picchiano e lui diventa nero per reazione. La biografia racconta che al congresso di Sorrento sconfigge l’ala movimentista del Msi, cioè Pino Rauti e Franco Servello. Non proprio il Maracanaço. Rauti si riprende la segreteria a Rimini, ma Fini riguadagna la corona in gara-tre (non proprio Frazier-Alì). In precedenza, nel 1993, la sfida è con Rutelli. Ora Rutelli lo batterebbe anche Cetto La Qualunque ma Gianfranco non ce la fa. Fortuna vuole che in quegli anni Fini in Di Sotto trovi Berlusconi, che lo arruola tra chi vince sottraendolo al ruolo di guida di un piccolo partito nostalgico e portandolo alla svolta di Fiuggi: dalla gasata alla naturale.
Così, sotto l’ala di B., F. riesce a fare il vicepremier e il ministro degli esteri. Nel frattempo strumentalizza ogni osso che gli capita sotto i denti. Conversioni che padre Pio è un dilettante. Acrobazie che i Momix hanno da mangiare polenta.
Fino a queste ore, alla concretizzazione del “Che fai, mi cacci?”. Cacciato. Dopo aver sbagliato tutto, al solito. Picconatore del non picconabile. Paladino di sé stesso. Con l’idea di richiamare un altro piccolo partito ancora una volta An. E la prospettiva di cercare la rivincita con Rutelli. A bocce.
La scuola non l’ha aiutato: istituto magistrale Bassi. E nemmeno la moglie, la prima: si chiama Di Sotto. Ora se hai fatto la Bassi e sei Fini in Di Sotto non è che puoi sperare di azzeccare un numero su trentasei. Ma il rosso e il nero, almeno una volta?
Un giorno va al cinema a vedere Berretti verdi, i rossi lo picchiano e lui diventa nero per reazione. La biografia racconta che al congresso di Sorrento sconfigge l’ala movimentista del Msi, cioè Pino Rauti e Franco Servello. Non proprio il Maracanaço. Rauti si riprende la segreteria a Rimini, ma Fini riguadagna la corona in gara-tre (non proprio Frazier-Alì). In precedenza, nel 1993, la sfida è con Rutelli. Ora Rutelli lo batterebbe anche Cetto La Qualunque ma Gianfranco non ce la fa. Fortuna vuole che in quegli anni Fini in Di Sotto trovi Berlusconi, che lo arruola tra chi vince sottraendolo al ruolo di guida di un piccolo partito nostalgico e portandolo alla svolta di Fiuggi: dalla gasata alla naturale.
Così, sotto l’ala di B., F. riesce a fare il vicepremier e il ministro degli esteri. Nel frattempo strumentalizza ogni osso che gli capita sotto i denti. Conversioni che padre Pio è un dilettante. Acrobazie che i Momix hanno da mangiare polenta.
Fino a queste ore, alla concretizzazione del “Che fai, mi cacci?”. Cacciato. Dopo aver sbagliato tutto, al solito. Picconatore del non picconabile. Paladino di sé stesso. Con l’idea di richiamare un altro piccolo partito ancora una volta An. E la prospettiva di cercare la rivincita con Rutelli. A bocce.
sabato 31 luglio 2010
Due
Un giovane uomo con la barbetta ha cercato per ore di togliere una faccina con un 1 nei pressi. Niente da fare, nemmeno lui, quando la faccina scomparirà (perché dovrà scomparire) segnalerò. Alla fine sono rimasti i soliti noti. Il cronista irrequieto, l'organizzatore principe, CDM senza il premier, e VB, stavolta senza amica. Spazio incantevole, musica rivedibile e rivista, cibo rivedibile punto. Assenze pesanti, presenze altrettanto, perfino Pus underground, pure Susi (!), interna. Niente Superman stavolta, hombres verticales, mujeres carpisate, piedini-sorrisi. Un decano si era appena scaraventato addosso un garage, però c'era: chapeau. Anche i triestini, coraggiosi. Non la 1, certo che no, ma nemmeno una 3. Una 2 estiva, chiacchiericcia, più danzata della 1, poga siempre (Nel pogo vige una sorta di codice fraterno che mette il divertimento in primo piano. Quindi è abbastanza raro ferirsi durante il pogo, salvo che a concerti di band della scena underground metal, dove non sono tanto rari ferimenti, soprattutto al naso; prassi invece è cadere in terra in seguito ad una forte spallata ed essere prontamente aiutati nel rialzarsi, sia per evitare ferimenti gravi causati da eventuali calpestamenti sia per lo spirito di fratellanza che vige nel pogo. Infatti è un tipo di "danza" che viene giudicata, dai più, come forma e strumento di amicizia e contatto. Fratture delle costole e delle vertebre sono molto poco frequenti; i ferimenti al naso invece sono dovuti ai "gomiti alti").
1:)
1:)
giovedì 29 luglio 2010
Bigotes
Uomo baffo, sacchetto Cochi e Renato mano destra, passa salutando la padrona di casa visto dal solito punto di vista, cantante (non il punto di vista, lui, è latineggio non sintassi, comunque l'oggetto non c'è sul Tubo, se passate la canto io). Max.
martedì 27 luglio 2010
Passeggiangio
Il Giangio è senza tempo, noto. Non ci si accorge che passa, scorre, si esaurisce. Una sospensione, un congelamento direbbero i titolisti del non capito. Ci sono Gian e Gio, complementari anche in assenza. Lei per lui, lui per tutti, passepartout per i sorrisi, sempre con la maglia esterna, oggi anche la A&F grigia. Vintage. Benessere per il benessere, braghette ovunque, cellulari aperti. Entrano vamp, finte vamp, ipotesi di vamp. Femme fatale dice Wiki. La sera parcheggiano tamarri articolati, ma lo fanno con leggerezza, sospesi anche loro. Del resto al Giangio piaci con la faccia così scura, così strana, così scura.
Passeggiangio (1)
Al Passeggio ci arrivi proprio di passo. Costeggi la senna udinese, attento alle radici, con le cuffiette aderenti ti ci puoi ribaltare dentro. Tira vento, è in fondo solo un posto di passaggio per arrivare lì dove devi arrivare. Ti arrotolano un prosciutto, stavolta senza musica-casse, quindi te la devi inventare, non necessariamente ispirato, e ti viene in testa questa.
sabato 24 luglio 2010
Dottor Divago
Gianni Clerici, un altro cui fare gli auguri. Specie oggi che ne fa 80.
"Quanto allo scriba, come gli amici anglosassoni amano definirmi, ho da sempre, ritenuto che il plagio di se stessi sia una sorta di marchio ante mortem: mi è accaduto spesso di verificare simile, triste vicenda negli scritti di amici, anche grandi. O di grandi scrittori tout court. Mi vedo tuttavia costretto a ribattere per la decima volta la stessa storiella, in fondo banale. Costretto – dicevo – a ribadire che il più grande tennista del mondo esiste soltanto nella mente frettolosa di chi non ha mai letto, né scritto – figurarsi – un libretto di due chili e mezzo, tradotto in sei lingue, alla fine di tre anni di studi: non lontano da qui, nella sacra Northern Library del British Museum. Ai tempi in cui vivevo a Londra nella veste di vice del vice corrispondente del Giorno appena nato. Costretto a scrivere che quel meraviglioso tennista di Federer non può essere ritenuto il Messia, è come dire a un fervente cattolico che, prima di Gesù, si possono contare sulle dita di due mani altri profeti, non meno santi, non meno ecumenici. Affermazione che, oggi giorno, consente alfine di non venir considerato eretico, e nemmeno gettato su un falò. Ritenersi più adatti a praticare il buddismo non nega certo il cattolicesimo".
"Quanto allo scriba, come gli amici anglosassoni amano definirmi, ho da sempre, ritenuto che il plagio di se stessi sia una sorta di marchio ante mortem: mi è accaduto spesso di verificare simile, triste vicenda negli scritti di amici, anche grandi. O di grandi scrittori tout court. Mi vedo tuttavia costretto a ribattere per la decima volta la stessa storiella, in fondo banale. Costretto – dicevo – a ribadire che il più grande tennista del mondo esiste soltanto nella mente frettolosa di chi non ha mai letto, né scritto – figurarsi – un libretto di due chili e mezzo, tradotto in sei lingue, alla fine di tre anni di studi: non lontano da qui, nella sacra Northern Library del British Museum. Ai tempi in cui vivevo a Londra nella veste di vice del vice corrispondente del Giorno appena nato. Costretto a scrivere che quel meraviglioso tennista di Federer non può essere ritenuto il Messia, è come dire a un fervente cattolico che, prima di Gesù, si possono contare sulle dita di due mani altri profeti, non meno santi, non meno ecumenici. Affermazione che, oggi giorno, consente alfine di non venir considerato eretico, e nemmeno gettato su un falò. Ritenersi più adatti a praticare il buddismo non nega certo il cattolicesimo".
giovedì 22 luglio 2010
Imbuti
Dal mio ufficio non vedi solo quelli che entrano dentro ma pure quelli che passano davanti. Prospettive. Arrivare da destra o da sinistra è una scelta filosofica, un po' come girare in senso orario o antiorario al parco del Cormor. Immagina, con la padrona di casa dietro il bancone alle spalle, un imbuto con il cono stretto verso destra. Da una parte escono polifemi, dall'altra giocatorini del Subbuteo. Sono tipi misti, evasori seriali, attempate senza reggiseno, mogli con mariti, mariti senza mogli, commesse con figli appena nati con troppi capelli, biciclette 10hp, barboncini nani, un giorno ho visto un coniglio, tatuaggi tendenza, equivoci amici, mascalzoni, banchisti, studenti volanti, ripetenti, ripetuti, ginnaste, alieni. A volta arriva anche una zingara. La vedo sempre da destra e non passa, nel senso non attraversa tutta la strada, si ferma, siede, beve. Presenza di rottura, fine dello scorrere lento nell'imbuto, musica. Come quella volta che il Duca poté ricantarla.
martedì 20 luglio 2010
Spruzzi
All'ora dell'aperivo, lì dove c'è il nome "della zia", non hanno spruzzato. Stranezze. Perché a pranzo, millanta altre volte, spruzzavano. Perché non è che se il cronista dice lì spruzzano poi non spruzzano. Bollicine educate, un San Daniele morbido, arrotolato. Corso fiume, poi corso Marsala, corso di corsa. E idea di uno stretto di ritorno, non necessariamente di corsa. Ma.
lunedì 19 luglio 2010
domenica 18 luglio 2010
sabato 17 luglio 2010
E lo fa ripetttere (idolo)
Sergio molto prima di Peterson, infinitamente meglio del "ce n'è per tre". Sergio, sempre troppo più bravo di tutti noi. Conoscitore immenso di ogni sport, credo anche le freccette. Non a caso, quando la Slovenia si qualificò per i mondiali, esultò: "Telespettatori, è calcio, non freccette".
Maestro, di più. Irripetibili momenti di Tv Capodistria, privilegio assoluto di questa fascia di territorio. Sky molto prima di Sky. Sopra tutto, ovvio, il basket. Ma quando, ai mondiali di calcio di Spagna, il danese Lund Sorensen assegna un rigore alla Roja contro la Jugoslavia per fallo commesso un metro fuori dall'area, e Loper Ufarte lo sbaglia e il fischietto dice che no, bisogna ritirarlo, Sergio se ne esce col mitico: "E lo fa ripetttere, e lo fa ripetttere". Lacrime, non è solo basket, sarebbe riduttivo.
Ed ecco perché qui sotto metto un po' di tutto, molte cose sentite dal vivo. Una era proprio a tu per tu: "Zacchetti? Se sapesse dov'è il canestro, non sarebbe male". Il resto, solo un po' del resto, è qui. Sergio Tavčar, evviva.
“Crediamo che qualunque giocatore, anzi, mi correggo, qualunque bipede avrebbe segnato da quella posizione”.
"Visto che domani la Slovenia già qualificata non gioca, resta un buco nella programmazione, e la nostra emittente trasmetterà, forse, un'altra partita a caso, sarete informati. Cioè...ah ah...sarete informati niente, forse se telefonate in redazione".
"Questo è il giocatore con la mano più argillosa che si sia mai visto su un campo da basket"
"Entra un giocatore con gli occhiali da ciclista...e, visto che è un brocco, dico io, si potrebbe anche regalargli la bicicletta" .
"Rapina a mano armata perpetrata ai danni della Croazia, tipo Ocean Eleven".
"Ma diciamolo, dai...questa è una partitaccia ignobile, non so cosa sto a fare io qua a commentarla e soprattutto voi a casa a guardarla".
"Tra 20 secondi dirò il risultato della gara che seguiremo più tardi in differita...allora io dirò ATTENZIONE! E voi cambierete canale per 30 secondi".
(Polemico con gli urlatori di Sky) "Aaaahhh un'azione FANTASMAGORICA!!! Un passaggio INCREDIBILE!!! Una stoppata MOZZAFIATO!! GRANDIOSO!!! PAZZESCO!!! ASSURDO!!!".
"Adesso diremo una cosa... ma la diciamo a bassa voce in modo che non ci senta nessuno...Pipan non sta sbagliando niente...incredibile...Pipan non ha sbagliato niente finora".
"Kristof Lavrinovič ha un gemello, Darius. Pensate che sono nati lo stesso giorno".
"Se sei un lungo, non metterti a palleggiare per il campo, che la perdi per forza. Domani, scrivi cento volte sulla lavagna NON DEVO PALLEGGIARE, NON DEVO PALLEGGIARE, NON DEVO PALLEGGIARE. Il basket è uno sport logico per gente intelligente: se non ci arrivi, lascia perdere".
“I tedeschi? 72 anni fa avrebbero avuto dei problemi, ma per fortuna sono passati 72 anni e adesso sono normali”.
“Ecco la grande ginnasta messicana. Avete presente l’alzatrice di pesi samoana di prima? Ecco, è tutto il contrario”.
“I cinesi? Sono la nazione nel mezzo tra il cielo e tutti gli altri nel mondo”.
“Gli australiani sono rimasti fregati dall’alfabeto cinese e sono entrati quasi per ultimi. Adesso capiscono cosa dovevano sopportare gli atleti della vecchia Yugoslavia, dopo i quali entravano quelli della vecchia Urss”.
“Per noi che siamo abituati a Mozart, le musiche pentatonali asiatiche sono una roba straziante”.
“Ecco la delegazione giamaicana: i Caraibi sono un posto dove uno che non corre i cento metri in 10 secondi netti è un povero sfigato”.
“Vediamo se riconosciamo qualcuno degli americani. Forse c’è qualche giocatore della Nba, ma onestamente non ne riconosciamo neppure uno perché la Nba non ci piace e non la seguiamo”.
“Ecco il giuramento da atleta della rappresentante cinese: avrebbe potuto tranquillamente anche dire “ci doperemo tutti come primati”, ma ci fidiamo che abbia detto le cose giuste”.
“Questa è una famosissima takewondista cinese: bisognerebbe essere almeno in due per attaccarla di sorpresa, per non incorrere in brutte sorprese”.
“A cosa serve chiamare time-out sull’ultima azione del primo quarto? A perdere la palla".
"Sì, diamo subito via la palla; ma a uno dei tuoi, non agli altri".
"Come diceva una persona che conosciamo: una vaccata riuscita perfettamente".
"Bon, a questo punto, come si dice a Trieste, me cavo la giaca e vado a casa".
"Il collegamento è difettoso...non si sente niente...ma non stupitevi. Qui è
così da 30 anni".
"Ma perchè fai fallo su Reyes maledizione!!! Lascialo stare! Se lo lasci stare poi lui fa quello che sa fare: butta via la palla".
"Weis prende la palla e fa un movimento pachidermico...con tutto il rispetto per Dumbo e compagni".
Maestro, di più. Irripetibili momenti di Tv Capodistria, privilegio assoluto di questa fascia di territorio. Sky molto prima di Sky. Sopra tutto, ovvio, il basket. Ma quando, ai mondiali di calcio di Spagna, il danese Lund Sorensen assegna un rigore alla Roja contro la Jugoslavia per fallo commesso un metro fuori dall'area, e Loper Ufarte lo sbaglia e il fischietto dice che no, bisogna ritirarlo, Sergio se ne esce col mitico: "E lo fa ripetttere, e lo fa ripetttere". Lacrime, non è solo basket, sarebbe riduttivo.
Ed ecco perché qui sotto metto un po' di tutto, molte cose sentite dal vivo. Una era proprio a tu per tu: "Zacchetti? Se sapesse dov'è il canestro, non sarebbe male". Il resto, solo un po' del resto, è qui. Sergio Tavčar, evviva.
“Crediamo che qualunque giocatore, anzi, mi correggo, qualunque bipede avrebbe segnato da quella posizione”.
"Visto che domani la Slovenia già qualificata non gioca, resta un buco nella programmazione, e la nostra emittente trasmetterà, forse, un'altra partita a caso, sarete informati. Cioè...ah ah...sarete informati niente, forse se telefonate in redazione".
"Questo è il giocatore con la mano più argillosa che si sia mai visto su un campo da basket"
"Entra un giocatore con gli occhiali da ciclista...e, visto che è un brocco, dico io, si potrebbe anche regalargli la bicicletta" .
"Rapina a mano armata perpetrata ai danni della Croazia, tipo Ocean Eleven".
"Ma diciamolo, dai...questa è una partitaccia ignobile, non so cosa sto a fare io qua a commentarla e soprattutto voi a casa a guardarla".
"Tra 20 secondi dirò il risultato della gara che seguiremo più tardi in differita...allora io dirò ATTENZIONE! E voi cambierete canale per 30 secondi".
(Polemico con gli urlatori di Sky) "Aaaahhh un'azione FANTASMAGORICA!!! Un passaggio INCREDIBILE!!! Una stoppata MOZZAFIATO!! GRANDIOSO!!! PAZZESCO!!! ASSURDO!!!".
"Adesso diremo una cosa... ma la diciamo a bassa voce in modo che non ci senta nessuno...Pipan non sta sbagliando niente...incredibile...Pipan non ha sbagliato niente finora".
"Kristof Lavrinovič ha un gemello, Darius. Pensate che sono nati lo stesso giorno".
"Se sei un lungo, non metterti a palleggiare per il campo, che la perdi per forza. Domani, scrivi cento volte sulla lavagna NON DEVO PALLEGGIARE, NON DEVO PALLEGGIARE, NON DEVO PALLEGGIARE. Il basket è uno sport logico per gente intelligente: se non ci arrivi, lascia perdere".
“I tedeschi? 72 anni fa avrebbero avuto dei problemi, ma per fortuna sono passati 72 anni e adesso sono normali”.
“Ecco la grande ginnasta messicana. Avete presente l’alzatrice di pesi samoana di prima? Ecco, è tutto il contrario”.
“I cinesi? Sono la nazione nel mezzo tra il cielo e tutti gli altri nel mondo”.
“Gli australiani sono rimasti fregati dall’alfabeto cinese e sono entrati quasi per ultimi. Adesso capiscono cosa dovevano sopportare gli atleti della vecchia Yugoslavia, dopo i quali entravano quelli della vecchia Urss”.
“Per noi che siamo abituati a Mozart, le musiche pentatonali asiatiche sono una roba straziante”.
“Ecco la delegazione giamaicana: i Caraibi sono un posto dove uno che non corre i cento metri in 10 secondi netti è un povero sfigato”.
“Vediamo se riconosciamo qualcuno degli americani. Forse c’è qualche giocatore della Nba, ma onestamente non ne riconosciamo neppure uno perché la Nba non ci piace e non la seguiamo”.
“Ecco il giuramento da atleta della rappresentante cinese: avrebbe potuto tranquillamente anche dire “ci doperemo tutti come primati”, ma ci fidiamo che abbia detto le cose giuste”.
“Questa è una famosissima takewondista cinese: bisognerebbe essere almeno in due per attaccarla di sorpresa, per non incorrere in brutte sorprese”.
“A cosa serve chiamare time-out sull’ultima azione del primo quarto? A perdere la palla".
"Sì, diamo subito via la palla; ma a uno dei tuoi, non agli altri".
"Come diceva una persona che conosciamo: una vaccata riuscita perfettamente".
"Bon, a questo punto, come si dice a Trieste, me cavo la giaca e vado a casa".
"Il collegamento è difettoso...non si sente niente...ma non stupitevi. Qui è
così da 30 anni".
"Ma perchè fai fallo su Reyes maledizione!!! Lascialo stare! Se lo lasci stare poi lui fa quello che sa fare: butta via la palla".
"Weis prende la palla e fa un movimento pachidermico...con tutto il rispetto per Dumbo e compagni".
giovedì 15 luglio 2010
mercoledì 14 luglio 2010
Anse
Alla fine, il Presidente è l'unico Gigante. Lo spostano di qua e di là, sotto il sole feroce e il vento artificiale, caldo-freddo in un amen, ad ascoltare discorsi uguali che impongono risposte diverse. ISTITUZIONALE, spiegano. A che serve? Serve intanto al domandone della mia amica Federica: "Perché un assessore comunale, già consigliere regionale, rispetta di più il presidente dello Stato che i suoi stessi concittadini??? Perchè gli udinesi hanno dovuto aspettare l'arrivo di N. per vedere, almeno per una volta, l'assessore F. con la camicia dentro i pantaloni???".
Serve a boh, per il resto. Ovvietà per titoli ovvi. Contorno a parte. Diverte che N. mangi gli strucchi con F. (il presidente, non l'assessore), merita stima che N. non si annoi e pure che non confonda H. con F. (quello degli strucchi). Regala emozioni mundial il presidente del consiglio Q. che ripete il discorso come davanti alla porta dell'orale di maturità. Tenero. N. prende Q. così in simpatia che gli dice: "Hai la stessa età di quando mi laureavo". N. si laureava a 22 anni, Q. ne ha 43. Susi direbbe: "Dammi l'indirizzo del chirurgo plastico".
Chicchette per farsela passare. Mentre croniste d'esperienza vagano agitate prima di mezzogiorno perché non hanno in mano il discorso di F. (sempre quello degli strucchi). Il discorso di F.?! E mentre, attorno a un tavolo che sembra seduta spiritica - via Gradoli, piattino, P. -, altri cronisti d'esperienza si danno il cinque per aver sbobinato N. correttamente. Ore dopo i cronisti locali impastano agenzie con poca voglia. E l'assessore F., rientrato a casa, si toglie la cravatta. Domandone bis: "Chi gli ha fatto il nodo?".
Serve a boh, per il resto. Ovvietà per titoli ovvi. Contorno a parte. Diverte che N. mangi gli strucchi con F. (il presidente, non l'assessore), merita stima che N. non si annoi e pure che non confonda H. con F. (quello degli strucchi). Regala emozioni mundial il presidente del consiglio Q. che ripete il discorso come davanti alla porta dell'orale di maturità. Tenero. N. prende Q. così in simpatia che gli dice: "Hai la stessa età di quando mi laureavo". N. si laureava a 22 anni, Q. ne ha 43. Susi direbbe: "Dammi l'indirizzo del chirurgo plastico".
Chicchette per farsela passare. Mentre croniste d'esperienza vagano agitate prima di mezzogiorno perché non hanno in mano il discorso di F. (sempre quello degli strucchi). Il discorso di F.?! E mentre, attorno a un tavolo che sembra seduta spiritica - via Gradoli, piattino, P. -, altri cronisti d'esperienza si danno il cinque per aver sbobinato N. correttamente. Ore dopo i cronisti locali impastano agenzie con poca voglia. E l'assessore F., rientrato a casa, si toglie la cravatta. Domandone bis: "Chi gli ha fatto il nodo?".
martedì 13 luglio 2010
Cannese
Un valente collega
I diavoli di Zonderwater. 1941-1947. La storia dei prigionieri italiani in Sudafrica che sopravvissero alla guerra grazie allo sport, di Carlo Annese
Lontani da casa, dagli affetti. Ma anche lontani dalla battaglia, dall'adrenalina del fronte. Erano soldati nel pieno della giovinezza, quelli che fra il 1941 e il 1947 si ritrovarono esiliati a Zonderwater, in Sudafrica. Un'intera generazione rinchiusa nel campo che ospitò il maggior numero di prigionieri di guerra italiani, quasi centomila su un totale di oltre seicentomila: una prigione a cielo aperto, talmente remota da aver lasciato poche tracce persino nei libri di storia. In un paesaggio lunare, arido e bersagliato dai fulmini, gli italiani dovettero inventarsi un modo per sopravvivere alla fame, alle malattie, alla noia, alla nostalgia del proprio Paese (e alla mancanza di donne). Li aveva accolti un altipiano brullo disseminato di tende: alla loro partenza, sei anni più tardi, lasciarono una vera città, con edifici in muratura, due ospedali, trenta chilometri di strade, quindici scuole, ventidue teatri, un monumento. Fu un capo illuminato, il colonnello Hendrik Fredrik Prinsloo, a capire che a quei giovani uomini doveva prima di tutto restituire una vita normale. Così scelse lo sport come alleato: promosse gare di scherma, atletica, ginnastica, oltre a un campionato di calcio vissuto con tale passione da trasformare in divi i più bravi fra i prigionieri. (Prefazione di Gian Antonio Stella).
I diavoli di Zonderwater. 1941-1947. La storia dei prigionieri italiani in Sudafrica che sopravvissero alla guerra grazie allo sport, di Carlo Annese
Lontani da casa, dagli affetti. Ma anche lontani dalla battaglia, dall'adrenalina del fronte. Erano soldati nel pieno della giovinezza, quelli che fra il 1941 e il 1947 si ritrovarono esiliati a Zonderwater, in Sudafrica. Un'intera generazione rinchiusa nel campo che ospitò il maggior numero di prigionieri di guerra italiani, quasi centomila su un totale di oltre seicentomila: una prigione a cielo aperto, talmente remota da aver lasciato poche tracce persino nei libri di storia. In un paesaggio lunare, arido e bersagliato dai fulmini, gli italiani dovettero inventarsi un modo per sopravvivere alla fame, alle malattie, alla noia, alla nostalgia del proprio Paese (e alla mancanza di donne). Li aveva accolti un altipiano brullo disseminato di tende: alla loro partenza, sei anni più tardi, lasciarono una vera città, con edifici in muratura, due ospedali, trenta chilometri di strade, quindici scuole, ventidue teatri, un monumento. Fu un capo illuminato, il colonnello Hendrik Fredrik Prinsloo, a capire che a quei giovani uomini doveva prima di tutto restituire una vita normale. Così scelse lo sport come alleato: promosse gare di scherma, atletica, ginnastica, oltre a un campionato di calcio vissuto con tale passione da trasformare in divi i più bravi fra i prigionieri. (Prefazione di Gian Antonio Stella).
A Silvia
lunedì 12 luglio 2010
Mumble mumble
"Super GT è più veloce di Mimì
Astro jet Jumbo jet
Braccio di Ferro mangiò spinaci inscatolati un pugno in faccia gli tirò
E Nembo Kid ha ripulito la città
Lettera X dov'è il segreto di Asterix
Motor X Mister X
Stop! Dove vai? Cosa fai? Se c'è
il Barone Rosso che alle spalle colpirà
Niente paura che tanto arriva Nembo Kid
Che mondo sarà se ha bisogno
di chiamare Superman
Che mondo sarà ha l'effetto
del motore che non va
Ecco perché son tutti qui
davanti a te Charlie Brown".
Astro jet Jumbo jet
Braccio di Ferro mangiò spinaci inscatolati un pugno in faccia gli tirò
E Nembo Kid ha ripulito la città
Lettera X dov'è il segreto di Asterix
Motor X Mister X
Stop! Dove vai? Cosa fai? Se c'è
il Barone Rosso che alle spalle colpirà
Niente paura che tanto arriva Nembo Kid
Che mondo sarà se ha bisogno
di chiamare Superman
Che mondo sarà ha l'effetto
del motore che non va
Ecco perché son tutti qui
davanti a te Charlie Brown".
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