"Scassinarmi da me per entrarmi di giorno in sogno e vedere com'è che mi muovo che cuocio un uovo e svogliare cari orari miei non toccare lei Corro solo e oserei defluire a segreti greti e irretirmi curioso nel buon uso del sosia iosa e goloso di dolcezza mia derubarmi La lacrima sta come arancia nell'aranceto delle guance sfila si snoda da indossatrice dentro l'abito da sera della mia cera Con marina ironia paturnie notturne e ormeggi sogno un mio volteggio umano da gabbianone"
sabato 26 dicembre 2009
Volti
La ragazza scappò via con il tumulto. Aveva capito. E si era sgretolato in un amen il fortino costruito da giorni per restare sopra l'orizzonte, per non affondare dietro, per non doversi girare e capire che non era solo musica. Non sempre. Non stavolta. Sapeva che il momento era finito. Sarebbe stato prolungato in qualche appuntamento ubriaco, sarebbe stato ricordo ma senza comprenderla. Insieme vuoto. Limite. Lui/loro erano rimasti coinvolti ma controllavano la vicenda. Vita fatta di vita. Non una sorpresa, estetismo.
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