"Scassinarmi da me per entrarmi di giorno in sogno e vedere com'è che mi muovo che cuocio un uovo e svogliare cari orari miei non toccare lei Corro solo e oserei defluire a segreti greti e irretirmi curioso nel buon uso del sosia iosa e goloso di dolcezza mia derubarmi La lacrima sta come arancia nell'aranceto delle guance sfila si snoda da indossatrice dentro l'abito da sera della mia cera Con marina ironia paturnie notturne e ormeggi sogno un mio volteggio umano da gabbianone"
giovedì 12 agosto 2010
domenica 8 agosto 2010
mercoledì 4 agosto 2010
Magata
L'ha fatto, era orgoglio. Ci ha pensato notte e giorno, ha citato Emily Rose, ha telefonato al mago Oronzo, quando c'è riuscito aveva il ghigno dei giorni giusti. L'ha tolta, adesso la faccina-sole non c'è più, stava annidata in sms/visualizza cartella/messaggi push WAP. Più o meno "Le mie carceri". Sostiene, a giochi fatti, di poterla far comparire e sparire. Mah. Però lo segnalo e lo ringrazio, come annunciato. Ma un po' mi manca, la faccina. Era il sole che mi ha fatto, oggi, aragosta.
domenica 1 agosto 2010
Sfinito
Sarà il cognome. L’altro si chiama Berlusconi, lui si chiama Fini. Come gli autogrill dove mangi la verdura di plastica. Oppure sarà la sfiga: rosso o nero, pari o dispari, roma o lazio, sempre sbagliato. Fosse un pugile il Perdente Maximo andrebbe k.o. anche con Alì. Quello di oggi. Fosse un calciatore sbaglierebbe un rigore a porta vuota. Tirasse freccette colpirebbe un piccione. Gli è andata male anche quando è nato: da Erminia e Argenio avrebbe potuto saltare fuori un un Erminio, un Armenio, un Argonauta. Niente, l’hanno chiamato Gianfranco.
La scuola non l’ha aiutato: istituto magistrale Bassi. E nemmeno la moglie, la prima: si chiama Di Sotto. Ora se hai fatto la Bassi e sei Fini in Di Sotto non è che puoi sperare di azzeccare un numero su trentasei. Ma il rosso e il nero, almeno una volta?
Un giorno va al cinema a vedere Berretti verdi, i rossi lo picchiano e lui diventa nero per reazione. La biografia racconta che al congresso di Sorrento sconfigge l’ala movimentista del Msi, cioè Pino Rauti e Franco Servello. Non proprio il Maracanaço. Rauti si riprende la segreteria a Rimini, ma Fini riguadagna la corona in gara-tre (non proprio Frazier-Alì). In precedenza, nel 1993, la sfida è con Rutelli. Ora Rutelli lo batterebbe anche Cetto La Qualunque ma Gianfranco non ce la fa. Fortuna vuole che in quegli anni Fini in Di Sotto trovi Berlusconi, che lo arruola tra chi vince sottraendolo al ruolo di guida di un piccolo partito nostalgico e portandolo alla svolta di Fiuggi: dalla gasata alla naturale.
Così, sotto l’ala di B., F. riesce a fare il vicepremier e il ministro degli esteri. Nel frattempo strumentalizza ogni osso che gli capita sotto i denti. Conversioni che padre Pio è un dilettante. Acrobazie che i Momix hanno da mangiare polenta.
Fino a queste ore, alla concretizzazione del “Che fai, mi cacci?”. Cacciato. Dopo aver sbagliato tutto, al solito. Picconatore del non picconabile. Paladino di sé stesso. Con l’idea di richiamare un altro piccolo partito ancora una volta An. E la prospettiva di cercare la rivincita con Rutelli. A bocce.
La scuola non l’ha aiutato: istituto magistrale Bassi. E nemmeno la moglie, la prima: si chiama Di Sotto. Ora se hai fatto la Bassi e sei Fini in Di Sotto non è che puoi sperare di azzeccare un numero su trentasei. Ma il rosso e il nero, almeno una volta?
Un giorno va al cinema a vedere Berretti verdi, i rossi lo picchiano e lui diventa nero per reazione. La biografia racconta che al congresso di Sorrento sconfigge l’ala movimentista del Msi, cioè Pino Rauti e Franco Servello. Non proprio il Maracanaço. Rauti si riprende la segreteria a Rimini, ma Fini riguadagna la corona in gara-tre (non proprio Frazier-Alì). In precedenza, nel 1993, la sfida è con Rutelli. Ora Rutelli lo batterebbe anche Cetto La Qualunque ma Gianfranco non ce la fa. Fortuna vuole che in quegli anni Fini in Di Sotto trovi Berlusconi, che lo arruola tra chi vince sottraendolo al ruolo di guida di un piccolo partito nostalgico e portandolo alla svolta di Fiuggi: dalla gasata alla naturale.
Così, sotto l’ala di B., F. riesce a fare il vicepremier e il ministro degli esteri. Nel frattempo strumentalizza ogni osso che gli capita sotto i denti. Conversioni che padre Pio è un dilettante. Acrobazie che i Momix hanno da mangiare polenta.
Fino a queste ore, alla concretizzazione del “Che fai, mi cacci?”. Cacciato. Dopo aver sbagliato tutto, al solito. Picconatore del non picconabile. Paladino di sé stesso. Con l’idea di richiamare un altro piccolo partito ancora una volta An. E la prospettiva di cercare la rivincita con Rutelli. A bocce.
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